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giu 22Messo Mi piace da Paola Natalucci

"Usare il proprio corpo come un ago" è una bellissima espressione, e grazie per avere raccontato la storia di Kimsooja, che non conoscevo.

Di Jazmina Barrera mi era piaciuto molto "Quaderno dei fari", grazie per avermi ricordato anche "Punto croce", che mi era passato sotto il radar ma che avevo dimenticato.

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È un piacere, Andrea 🌸 sai che non l'ho letto Quaderno dei Fari? È un'autrice che devo ancora esplorare, lo farò poco a poco.

Quanto a Kimsooja, molto felice che ti abbia risuonato: per me guardare i video in archivio è come fare una sorta di giro del mondo antropologico. Non so se fosse l'intento dell'artista, ma la cosa più affascinante di tutte, per me, è osservare i differenti modi in cui la folla in movimento interagisce con un elemento immobile e "discordante": lo osserva, lo lambisce, lo ignora, lo inghiotte, si interroga, o va avanti senza fare domande.

È super affascinante ancora oggi, sono molto contenta di essermene ricordata!

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Mi sento molto appannata da taaanto tempo, ma non lo dico mai in giro perché non voglio essere quella che si lamenta, e poi penso sempre che ognuno ha i suoi problemi e raccontarli qui sui "social" a persone sconosciute non abbia molto senso. Forse però, come dici tu, sentire una manina virtuale che ti stringe fa bene all'anima nella vita reale. Un abrazo, recupererò senz'altro il libro di Jazmina Barrera (che bel nome Jazmina tra l'altro, el jazmín è il mio fiore preferito!).

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Ciao cara!

Nemmeno a me piace lamentarmi, ma mi piace essere me stessa, e negli ultimi mesi c'erano in ballo cose troppo grosse per fare quella cosa che "va tutto bene", quando invece non è così. Ho passato anni a fare la piccola samurai. Devo essere la piccola samurai nella mia dinamica familiare. Catrame, come la mia scuola di yoga, è il mio spazio di morbidezza.

Per me questo spazio è come il mio giardino, casa mia: a chi mi viene a leggere, chiedi come va, racconto come va a me, e negli ultimi tempi, bene non andava.

Ero in una sorta di periodo-soglia, aspettando che si concludesse una vita che è stata importante per la mia. Sono momenti particolari e crepuscolari, in cui tenere accesa la fiammella dell'allegria diventa una sfida, a cui io non mi sottraggo, ma che fa molta fatica. Poi lo faccio, perché come diceva il caro Mario Benedetti, l'allegria va difesa come una trincea.

Io credo che la condivisione dei momenti di appannamento sia anche un atto politico, nella nostra società della performance: non sono performante perché sto facendo una cosa molto più importante, sto accompagnando una delle mie persone verso il suo ultimo viaggio. E quindi no, non ho voglia di cercare clienti, scrivere su LinkedIn, parlare di lavoro, del fare.

Parliamo dell'essere, tanto è a quello, che sto pensando, che sto sentendo.

Per me è medicina, e sembra esserlo anche per chi si sente di passare dallo stesso momento. Sicuramente a me ha fatto sentire meno sola, e questo non può che essere positivo 💜

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