Dizionario delle parole sequestrate
Mala tempora currunt, e non è che puoi fischiettare facendo la vaga
In questo numero:
Quant’è bella Libertà. E quanto fraintesa
I cattivi hanno sequestrato un sacco di parole. Se ritieni che I Politici Siano Tutti Uguali, salta a pié pari, risparmia tempo e bile, e vai ai consigli di libri.
I libri del mese, dalla Thailandia e dall’Australia (sto leggendo meno perché l’insiemitudine argenta, di cui vi parlerò prossimamente, più il lavoro pagato, dura vita quella della lettrice che vuole pure esprimersi)
Come sono arrivata io, zecca come sono, a lavorare in proprio; coi clienti 1:1 ho il pienone fino a giugno, eppa!, link ai miei podcast/interviste, social, a Notes, all’archivio
Un saggissimo consiglio da Londra: il momento giusto non esiste. Fai quel che devi.
Tempo di lettura: 11 minuti circa, manifesto & logistica esclusi.
Saltare i pezzi o leggere in disordine o a puntate è cosa buona, giusta, e cervello-friendly.
Catrame fa quello che le pare, tipo incazzarsi a volte, e scriverne pure.
NOTA IMPORTANTE: questa settimana, e forse anche la prossima, CatramePod si fa una pausa, perché tra compleanni, acciacchi un po’ stancanti, trasferimenti intercontinentali e saluti relativi, più il lavoro che continua normalmente, non ho tempo di sedermi a registrare e editare, perché non ho praticamente tempo in solitudine da dedicare al pod.
Quindi, meglio non farlo che farlo male o controvoglia, nello spirito di Catrame, che si fa per piacere ed espressione, e non per obbligo. Vi lascio il link all’ultimo episodio, dove ho chiacchierato di libri con
. Da lì, trovate tutti gli altri episodi, se vi serve compagnia nelle pulizie o mentre cucinate. Sicuro qualcuno ve ne manca.
Buongiorno amiguis,
Una premessa perché questo numero sarà Angry Catrame. Un ottimo numero per perdere lettori e lettrici; fortuna che Catrame lo faccio principale perché mi va.
Stiamo vivendo un periodo dove, a mio avviso, l’indignazione è sintomo di salute mentale. Nel senso che se sei arrabbiata è che non stai dissociando come una sciura tedesca nel 193x, che fa le crostate per i bambini mentre nel campo di concentramento a fianco ci sono le persone che fanno una bruttissima fine.
Se non si è arrabbiatə, ora, è perché non si sta prestando attenzione.
Mi limito a riferirmi al mio presente argentino, senza entrare in quel che sta accadendo in Turchia, un altro dei miei paesi-casa, a livello mondiale con Trump e sto mood anni 30 di dazi; o nell'ultima settimana nera dei femminicidi in Italia, se no non ne usciamo più.
Riguardo a questo, vi lascio questo post della
, che è incazzata pure lei, e ha detto tutto benissimo. Raga, oggi gira così. Non credo di dovere scuse a nessunə.Catrame è casa mia, e nemmeno a casa siamo sempre fatte di zen, libri, tisane e meditazione.
Sono in Argentina, dove in meno di due mesi ho visto il presidente organizzare una truffa milionaria ai danni delle persone senza rischiare alcun problema nemmeno per un secondo, a una manifestazione varie manifestazioni represse con violenza dalla polizia, che hanno lasciato un fotogiornalista in coma e uno ferito alle gambe, molte più persone senzatetto di due anni fa anche nel nostro quartiere “bene”, molti più amici che fanno fatica a pagarsi da vivere. Don't cry for me Argentina, sto già piange io per te. Copiosamente.
Le vicende di qui non spostano molto dall'altra parte del mondo in senso immediato, al contrario dei magheggi di Putin, Trump, Netanyahu e Xi, e quindi… Se ne parla poco, fuori di qui.
Ma sposta tantissimo dove sono ora, dove sto osservando cosa succede se porti al governo un individuo che non crede nell'esistenza dello stato, e che procede dunque a smontarlo, pezzo per pezzo.

Meno male che i miei non mi hanno chiamato Serena,
come avevano pensato di fare.
1. “¡Viva la Libertad, carajo!”
Cioè, “Viva la libertà, cazzo!”
Il partito di questo stronzo di Milei si chiama La Libertà Avanza.
Berlusconi aveva chiamato il suo la Casa delle Libertà.
Libertà è parte del titolo di questa newsletter e per me è un valore.
Ma per me, libertà non ha niente a che vedere con quello che gente della risma di Milei o Berlusconi intendono con questa parola: questa è gente che si trova bene con Gheddafi, che si scambiava bocce di lambrusco e lettere dolcissime (cit.) con Vladimir Putin a più di sei mesi dall’inizio dell’attacco di Putin e compagnia bella all’Ucraina.
Vi sembra un tema lontano, palloso, astratto, irrilevante?
Se sì
1) mettete via sto telefono, abbandonate subito questa newsletter, e andate a (ri)leggervi 1984 di George Orwell. Subitone.
2) ripassate quel famoso testo che non si sa bene se sia di un pastore luterano o di Bertolt Brecht, ma di chiunque sia, è rilevante come mai.
Viva la Libertà, cazzo: così parlò non Zarathustra, ma quell’ominide a un passo dal parlare a rutti che è il presidente del paese dove mi trovo. Un fantoccio che ha fatto clonare i suoi cani, che non sa muovere un passo senza che la sorella Karina, gli dica cosa fare, novello Frankenstein sfuggito di mano al suo ideatore e creatore, l’imprenditore Eduardo Ernekian.
Sono qui da inizio febbraio, periodo in cui coso ha prima descritto categorie intere di persone come “imbecilli”, “idioti”, e “mentalmente deboli” (giuro, nei documenti ufficiali) per poi fare marcia indietro quando addirittura i suoi elettori gli hanno detto cosa cazzo stai dicendo; poi come dicevo ha montato una truffa di criptovalute che ha rovinato la gente fino in Cina e negli USA, senza rischiare il posto ovviamente, e ora fa il vago, mentre la sua ministra dell'interno ordina attacchi sui vecchietti ogni mercoledì.
L’8 marzo sono andata in corteo, qui dove da pochi anni l’aborto è diventato legale, e dove si trova già in pericolo. Il 24 marzo sono andata in corteo per ricordare l’anniversario del golpe del 1976, e i 30,400 desaparecidos del regime.
A nessuna delle due manifestazioni dove sono andata io è successo niente di male, per fortuna. Però ho scoperto che l'amica che era in corteo con me alle presidenziali non ha votato “perché nessuno la convinceva” e ora… se ne pente.
La prossima volta che andrete a votare dovendo scegliere un meno peggio, e vi rode il culo, pensate a che mondo vuole il più peggio. Lo stiamo vedendo in queste settimane. E improvvisamente il meno peggio non sembrerà così male, come sta rapidamente scoprendo la mia amica, che è lesbica, e quindi, secondo l'attuale presidente, è automaticamente un soggetto pericoloso per i bambini.
Ad esempio.
Ogni mercoledì, le persone in pensione del paese — che ricevono circa 200€ al mese in questo paese dove il costo della vita e il tasso di povertà sono aumentati di moltissimo in due anni — manifestano davanti al Parlamento perché le loro pensioni spesso non coprono nemmeno il paniere basico, e lo fanno pacificamente con dei cartelli, perché chi cazzo è che corre veloce per scappare dalla polizia a 80 anni?
E però, però, vengono menati ogni singola settimana. Due volte, a fine marzo e ora il 2 aprile, dei giornalisti sono stati colpiti dalla polizia, durante queste manifestazioni. Un ulteriore fotogiornalista è stato licenziato perché ha fornito prove fotografiche dell'attacco ai suoi colleghi, cioè, ha fatto il suo lavoro.
Ora, io lo so che Catrame è teoricamente una newsletter escapista, nata dal bisogno di rifugiarsi nella letteratura perché il mondo reale è un posto sempre più cupo, perché da che sono al mondo non ho mai percepito così tanto pericolo diretto per il mio continente, perché sembrano gli anni ‘30 del ‘900, e questo inquieta chiunque abbia studiato storia anche solo per una interrogazione di quella rompicazzo della prof di storia trent'anni fa.
Libertà… ma solo se sei ricco, e di un paese influente. Verso questo, sempre più, stiamo andando. Non solo in Argentina.
In generale,
La questione delle parole sequestrate, come le chiamo io, è sempre più forte.
E i romanzi che leggiamo…
sono fatti di idee e parole.
Si può fare finta di niente solo fino a un certo punto senza diventare parte del problema.
Quindi, parliamone.
2. Altre parole usate alla cazzo, o incomprese
Resilienza. Nel mundillo di sinistra va tantissimo di moda odiare questa parola. Io, però, per la prima volta, di resilienza, sentii parlare a vent'anni, e non aveva nulla a che fare con l'economia o con il lavoro. L'avevo scoperta cercando modi di gestire due lutti in pochi anni… leggendo. Ovviamente. Non ero pronta né avevo soldi per la psicoterapia, quindi leggevo e facevo quel che potevo, da sola. In quel che leggevo in inglese, si parlava tantissimo della caratteristica psicologica della resilienza: in quel senso, la resilienza è un super potere. È un essere cosciente che usciremo viv3 dalle mazzate. Ci dice che, anche se oggi stiamo malissimo, domani, o forse dopodomani, staremo un pochino meglio. La resilienza è una cosa bellissima, per me è un saper fiorire anche se è passato il tagliaerba. Non facciamoci rubare questa parola bellissima dalla gente stronza. Può anche essere politica. Io sto vedendo molta resilienza qui, ad esempio in chi a 80 anni torna a manifestare anche se ha paura della polizia, e dello stato.
Libertà. Ne ho già accennato sopra e nell’ultimo numero: oggigiorno sono i brutti ceffi ad arraffarsi l'idea della libertà. Questo oggigiorno è iniziato non so, forse trent'anni fa? Per me la libertà è avere spazio di espressione e respiro per me, ogni giorno, in un sistema che mi vorrebbe sempre impegnata nell’utile, nella produzione, senza spazio per l'essere, per il fluttuare, per osservare il flusso dei pensieri. È poter scegliere cosa fare della mia vita, del mio corpo, dei miei pensieri; scegliere le mie azioni, le mie letture, la mia espressione. Soprattutto, non deve esistere a spese di qualcun altro. Perché come si fa, a godere appieno della propria libertà, se si sa che essa viene negata costantemente a gruppi interi di persone? Io non ci riesco. Non riesco a non pensarci. È per quello che oggi mi viene fuori sto angry Catrame.
Sono frustrata, e turbata dalla violenza a cui ho assistito, perpetrata nel nome della libertà. Si sta affogando questa parola nella violenza fisica, economica, sociale.
Nella lista iniziale avevo messo anche privilegio e wokeness, perché mi ci hanno fatto pensare altre persone: per il sequestro del concetto di privilegio, che non è un concetto bello ma è comunque un concetto usato spesso alla kadzo, che è una forma di sequestro, vi rimando a due numeri della newsletter di , appunto, sul privilegio. È una parola che spesso viene usata un po’ a caso nelle discussioni, a mio avviso, senza pensare abbastanza a cosa voglia dire. Leggetela qui e qui e, già che ci siete, abbonatevi alla sua newsletter, una delle mie preferite scoperte ultimamente.
La parola woke, invece, viene usata tantissimo da chi woke non è nemmeno per sbaglio, per parlare di tutto ciò che va dalla comunità LGBTQI+, alle femministe, a chi vuole agire contro il cambiamento climatico. Siamo tuttə woke, siamo tuttə dei bimbiminkia fastidiosi… o no. In realtà no, e anche qui lascio la parola a qualcun altro, cioè a Gabriel Rufián, politico catalano che ha fatto un discorso meraviglioso in parlamento riguardo al fatto che se essere femminista, a favore dei diritti di tuttə di essere e amare chi vogliono, o essere cosciente e volenterosa di agire contro il cambiamento climatico è woke, forse il problema non è l’essere woke, ma chi usa questa parola come se quello di cui è sintomo fosse negativo. Lui lo dice benissimo in questo video, coi sottotitoli in italiano.

Manifesto
Il mio obiettivo è aiutarvi ad aumentare la diversità culturale presente nelle vostre vite, qui e su CatramePod.
È un modo diverso e gioioso OGGI NO, EH, LO SO, RAGA, CHE DOBBIAMO FA’, di fare politica.
Se il diverso lo ascolti, lo conosci, lo leggi, tenti di capirlo, da una posizione di apertura e curiosità, apprendendo dai e dei modi altrui di stare al mondo,
è più difficile essere chiusi e bigotti.
La cultura può permettere di aprirsi anche a chi non può o non vuole viaggiare.
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Grazie, qualunque cosa scegliate di fare (anche “solo” di leggere, che mica è ovvio.)
3. I libri del mese
Torniamo a scappare nella letteratura. E di corsa, pure
Bangkok Wakes to Rain, Sotto la Pioggia, di Pitchaya Sudbanthad, edito in Italia da Fazi, con una copertina da urlo. Questo libro, mioddio. L'ho adorato, ero sulla costa atlantica e pensavo di essere a Bangkok. C'è una corte di personaggi enorme, e dovrete leggere con attenzione, tenendo conto dei dettagli, per non perdervi. C'è l'acqua, ovunque, in mille forme. C'è un edificio, con il suo genius loci. E soprattutto c'è lei — Bangkok, in mille vesti ed epoche diverse. Ho adorato questo libro. Sono andata ad ammorbare l'autore su Instagram, e ho scoperto che oltre che essere un cuore è anche lui pesantone interessato alla politica, e multilingue: oltre che scrivere in inglese pur essendo cresciuto parlando thai, parla francese, e un po’ di italiano. Pitchaya uno di noi! Vi lascio un episodio di Books and Boba sul libro, anche se fanno un tot di spoiler. Attenzione.
Outback, di Patricia Wolf, non ancora tradotto in italiano, ma tradotto, se può aiutarvi, in tedesco, forse perché Wolf abita a Berlino. Ogni tanto devo tornare ai miei vecchi amori: noir e polizieschi. Soprattutto in vacanza, infatti l’ho letto al mare. Questo si svolge in quel forno che è l'interno australiano, cioè l’Outback che dà il titolo al libro. È molto di atmosfera, ti fa sudare il coppino pure se stai leggendo in felpa nella fredda sera atlantica, e soprattutto, mi ha tenuto lì seduta sul bordo della seggia leggendo anche due ore di fila dicendo a Martin smetti di parlarmi, devo sapere che succede qui. Libro che batte lo spippolo online e l’insiemitudine argenta, libro da leggere.
4. Facciamo qualcosa insieme?
La storia del language coaching in breve, che è arrivata un po’ di gente nuova, ultimamente: il mio progetto di coaching linguistico è nato perché le scuole di lingue sottopagano e maltrattano chi insegna. Io mi ero stufata di non avere né tempo né soldi né certezze. Ho deciso di cambiare modalità di lavoro per avere autonomia decisionale e didattica al 100%, e per non essere più sfruttata. Certezze sempre zero, ma posso fare il mio lavoro in primis come serve davvero a chi mi sceglie, e poi come piace a me, lasciando spazio anche alle clienti per cui scrivo, poche ma buone, e soprattutto alla mia vita creativa.
Se a te, o a qualcuno che conosci, può servire un po’ di Neurolanguage Coaching per usare finalmente bene l’inglese efficacemente, senza sbatti, in un luogo sicuro dove non ti sudano i palmi delle mani perché devi performare, fare un po’ di coaching linguistico con me potrebbe fare al caso tuo. Tête-à-tête, tu ed io, lavorando a quel che ri serve davvero. Sarai tu a decidere tutto, col mio aiuto. Parliamo? Completa questa form per parlare venti minuti circa: tu mi dici che ti serve, io ti dico come lavoro, e vediamo come ci sentiamo a chiacchierare. Nessuno vende niente a nessuno, senza pressione o impegno.
Budget ridotto? Ho uno spazio pure per aiutare te, perché la cultura deve essere accessibile. Si chiama The Joy Luck Café, e siamo pres3 benissimo. Vieni?
Due volte al mese insieme non ti bastano? Leggi gratis The Mindful Speaker, la mia newsletter in inglese per chi legge benissimo, ma che vuole pure parlare sciolta. Due mail e due citazioni al mese per farvi riflettere, in attesa del mio podcast in inglese! Se usi LinkedIn, qui, qui, e qui parlo di come funziona il coaching linguistico. Il mio Instagram di cazzeggio multilingue è @migrabonda. Se usi la app di Substack, possiamo seguirci anche su Notes.
Le mie interviste su lingue e viaggio da sola in inglese, francese e italiano, qui
È la prima mail che ricevi? Qui trovi l’archivio di tutte le altre :)
5. Questa cosa mi è stata detta e ripetuta in mille salse negli ultimi anni
Da molta gente saggia.
E avrei voluto sentirmela dire prima, forse
“ Qualunque cosa tu sia destinata a fare, falla ora.
Le condizioni sono sempre impossibili.”
Vi mando un abbraccio grande.
Come sempre, grazie di esserci 🧿
Pao
"È un saper fiorire anche se è passato il tagliaerba". Wow. Bellissima puntata tra "angry catrame" e sempre un po' di speranza alla fine. Mi spezza il cuore quello che dici sul mio paese 😭 ti abbraccio, non vedo l'ora di conoscerti di persona!! ❤️
Grazie per le parole, Paola. Nel momento storico che stiamo vivendo c'e' bisogno di sentire voci come la tua, se non altro per avere la rassicurazione di non essere le sole a sentirci cosi', incazzate e impotenti allo stesso tempo. Al giorno d'oggi la rabbia e' stigmatizzata per vari motivi (piu'o meno validi) di cui non mi metto a discutere qui, ma io rimango della convinzione che puo' e deve essere un catalizzatore per il cambiamento. Scusa per gli accenti a minchia ma ti sto scrivendo da una tastiera anglosassone. Un abbraccio dal nord del vallo di Adriano.