Ben ritrovate e ritrovati, compari e comma’.
Eccomi, anche ad agosto, col caffè ghiacciato del mattino.
L'italico internet è in partenza. Ieri qui c'è stato un temporale maestoso.
Ho pensato che magari siete al mare e avete più tempo di leggere, non meno, quindi, io di pause agostane non ne faccio.
Anche perché Catrame è proprio nato nel vuoto agostano, l’anno scorso, potrà mica andare in vacanza proprio ora, che compie un anno?
Ed è per questo che oggi non siamo qui con un Inserto Infodemico, ma con un numero ordinario, anzi, straordinério, perché
Catrame compie un anno domani, il 4 agosto. Siamo in 893.
Catrame è Leone, ascendente Sagittario.
Riflessioni e link:
Quelli di Voilà l’Été erano Les Négresses Vertes, nella mia gioventù.
Paesaggi mentali e compleanno di Catrame
I libri del mese
Logistica: LinkedIn, materiali gratuiti per voi, Instagram, il link a Notes, il link all’archivio
Sua maestà Ursula K. Le Guin sulla creatività
Tempo di lettura: 12 minuti circa.
Saltare i pezzi o leggere in disordine o a puntate è cosa buona, giusta, e cervello-friendly.
Sempre.
1. L’estate è uno stato mentale
E non a caso, Catrame è un bambino agostano
Che vi pappate per colazione, che scommetto che un sacco di voi sono in vacanza?
Granite di gelso per colazione, brioche col tuppo colanti gelato, coni giganti per pranzo, Moretti o Peroni, o magari Messina o Raffo, gelate, in bottiglie sporche di sabbia, al tramonto?
O forse siete in Grecia? In un'isola di bianco e azzurro, verde ionico o color terra dodecanneso? Nella tranquillità delle Sporadi? A mangiare fava, feta, olive violanere grinzose, col retsina e un Nescafe frappè gigante in un bicchierone di plastica, dolorosamente monouso?
[Questa del frappè in Grecia ero io da bambina, quando andava bene, data la distinta assenza di Nonni del Sud con Casa Incorporata nella nostra famiglia. Andare in Grecia ci costava un terzo che andare ovunque in Italia, trent'anni fa, e in più, non capivamo una sega quando ci parlavano. Il che era un plus. E quando andava male? A Milano, a addomesticare zanzare all’Arianteo. E comunque, se leggi, sopravvivi anche alle estati milanesi. Anzi, impari anche un po’ ad essere albero, insieme alle cicale.]
O magari siete venuti in Spagna?
O siete andati in Croazia?
O lontano, in sudest asiatico a prendere grigetto e pioggiolina e caldazza?
O verso il nord Europa, a guardare la luce fino a tardi, così tardi che poi viene presto, e tu non hai dormito nemmeno per sbaglio?
Bella storia, l’estate, dico io.
Mentre sudo (meno di un anno fa)
Io sono a Barcellona.
Ferma, come ogni estate, o quasi.
Ho recentemente fatto una puntata al volo a Milano, a vedere come buttava la mia inamovibile genitrice — forse io sono venuta fuori di vento per contrasto con lei che è di terra — ora che c’è tutta quella faccenda di non avere più una mamma, e di avere un sacco di ore da riempire ogni giorno, e la percezione di non avere un cazzo da fare, dopo anni di stress. Che può essere ferro, e può essere piuma, no? Ma non mi addentro, che è roba sua.
Ad ogni modo, io da che vivo qui, in estate viaggio pochissimo. Sicuramente mai ad agosto, perché io amo le città in estate, semivuote, anche se non vuote come quando ero piccola, quando a volte finivamo a Roma per nutrire la romanità di mio padre, e a Roma a ferragosto c’eravamo solo noi, Leo e Mariso’. Con il frinire, e il cicaleccio, e molto più silenzio del normale.
Anche a Barcellona, che è finita su tutti i giornali perché il sindaco Collboni e gli affitti turistici eccetera, ed è vero che ci abbiamo l’iperturismo, assolutamente, ma è anche vero che l’iperturista è mediamente stolido, e infesta sempre gli stessi tre quartieri: Barceloneta - El Born - Gótico. Il Raval, che mi è stato casa, già meno, perché ci sono le prostitute, troppi stranieri, narcopisos e furtarelli, e gli iperturisti hanno paura. Poi, stanno anche a Gracia e per l’Eixample, intorno a Passeig de Gracia, se sono più turisti signorini, però poi, finita lì.
Ti sposti un po’, e trovi la tranquillità.
Tipo, dove vivo io.
Con gli uccellini, le cicale e i gabbiani, ma a venti minuti di bici dalla Rambla.
Nella città agostana, deserta, l’anno scorso è nato Catrame, grazie a
che mi ha dato lo spintone grosso, grazie alle spintarelle di anni di un sacco di amiche e amici ed altre persone, tipo la mia psicoterapeuta, ma anche la mia psicoamica da cui non sono in cura, ma che santadonna sente i miei pipponi da anni qui in città; il mio amico Luca che lavora da NN Editore ma che io conosco da quando non ancora, ed eravamo solo due sbarbati random, Luca che anche è uno dei principali bullshit detector della mia vita da decenni, quindi se lui dice ma scrivi, tu, tu due domande te le fai, e poi controlli pure con lui, in carica di bullshit detector, che te lo dicesse davvero davvero e non solo perché ti cuora;tutte queste persone, amiche, amici decennali e contatti social che mi dicevano da mesi, a volte da anni, di riprendermi uno spazio un po’ più ampio dove giocare, come lo era Vediamo, Dai — il mio blog nato a Vienna nel 2010, sempre ad agosto, quando pioveva e stavo col maglione — che non fossero solamente il social dei pre-pensionati (magari) tipo il facciabuco.
Io partivo dal presupposto che ci fosse già troppo rumore nell’internet e non facevo un cazzo di questi input, fino a un anno fa, che mi sono trovata che se andavo avanti a scrivere solo per lavoro sui social, forse mi si seccava l’aorta.
E quindi, seduta a un tavolo da picnic della mia via pedonale preferita di Barcellona, col quadernetto degli esercizi di journaling di una psicologa americana trovato non so dove, le cicale, la conferma di Panta che l’idea e la mia voce non fossero bullshit, l’incoraggio di vari amici, e la benedizione della mia terapeuta, ho detto, ma sì, apriamo un giardino-parco-giochi dove se va bene, bene, e se va male e ti leggono “solo” in quei venti-trenta che ti vogliono bene, va bene lo stesso, perché il punto è scrivere in libertà, e prenderti bene.
L’ansia da prestazione di chi lavora in proprio nel mondo digitale, peraltro pure un po’ forzosamente, può essere devastante.
Catrame è il mio antidoto, dove si parla di lavoro in una sola sezione ben precisa, e di soldi (generalmente, a meno di riflessioni più profonde su quello che è un tema di cui nella nostra cultura non parliamo mai abbastanza apertamente, in realtà) in un altro punto preciso, e basta.
Il resto, è tutto fatto di storie, riflessioni a cuore aperto, libri, podcast, politica, film, serie, quello che insomma è inutile ai fini del capitale e della produzione,
e inestimabile per tenere in alto i cuori durante quel viaggio che è la vita, che a volte entra in tunnel lunghi quanto quello del Monte Bianco.
Ma torniamo all’estate. Ad ogni modo, io, da che sono grande, a parte quei pochi anni di scuola internazionale a Bangkok, dove dovevo seguire il calendario scolastico, viaggio sempre, se posso, in altri momenti dell’anno.
E a maggior ragione da che vivo in questa città adagiata tra mare e colline, dove si sta veramente da dea, se riesco, vado via, che so:
a settembre, quando tutti stanno rientrando nei ranghi, come ho fatto tre anni fa, a guardare Stromboli finire la stagione e chiudere poco a poco, ascoltando Iddu brontolare come sottofondo della mia vita.
Oppure a giugno, quando in tanta Europa la scuola è ancora in corso, e io vado a godermi la fine di giugno e le giornate lunghissime prima che arrivi la folla seria, che l’ho fatto a Stromboli, ma pure in Grecia e in Turchia, e già a giugno, le cicale urlano.
A volte ad agosto sono andata a Milano (sì, davvero), perché se tua mamma vive lì ed è mobile più o meno come una quercia millenaria, andare a Milano può essere andare a riposarsi e vivere più lenta, nella città vorticosa di botto vuota e più lenta, perché in fin dei conti, se si vuole essere ago, si può esserlo anche a Milano, a Tokyo, a Delhi, nel mezzo della folla ipertutto. Figurati se non si può esserlo anche nella banlieue di Milano ovest, con un sacco di verzura, le cicale, e 35C. Ma ti conviene per sopravvivere, essere ago.
Da metà luglio a inizio settembre, però, quasi sempre, da che Barcellona è casa, resto qui e prendo i trenini. Bevo horchata, mangio gazpacho, e cerco pini sotto cui leggere. Lavoro poco, perché tutt3 sono in vacanza. Vado sul tetto o in collina dopo le sette. Faccio le gite in giornata lungo la costa, uscendo alle quattro del pomeriggio e stando in spiaggia a oltranza, perché una delle cose belle della Spagna è che è così a occidente che le giornate sono lunghe lunghe. E io sono nell’est di questo pezzo di Ovest. Figuratevi che c’è in Galizia.
Manifesti e caroselli
Due volte al mese, il mio obiettivo è aiutarvi ad aumentare la diversità culturale presente nelle vostre vite.
È un modo diverso e gioioso di fare politica.
Se il diverso lo ascolti, lo conosci, lo leggi, tenti di capirlo, da una posizione di apertura e curiosità, apprendendo dai e dei modi altrui di stare al mondo, è più difficile essere chiusi e bigotti. E non per forza questa apertura la si deve cercare attraverso il viaggio, che non è alla portata di tutti.
La cultura può permettere di aprirsi anche a chi non può o non vuole muoversi.
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2. I libri del mese

Vite di Passaggio (Par les Routes) di Sylvain Prudhomme (66th and 22nd) l'ho letto a primavera 2020. Mi stavo rimettendo dal COVID versione Wuhan, e dal periodo più lungo mai passato completamente da sola in vita mia (più di 50 giorni in casa, da sola e da malata, cotta a fuoco lento dalla febbre; gli unici contatti umani i medici, due sole volte; la vicina che, bontà sua, mi portava pane, latte, e frutta; i ragazzi di Glovo. Fine.)
Sylvain Prudhomme poi l’ho incontrato a Milano e si è rivelato essere una persona dolcissima e alla mano: un ex collega, insegnante di francese e poi direttore didattico, vagabondo, intento a tessere legami tra culture.
Uno di noi. 💜
Il suo libro è stato aria, ossigeno, spazio, orizzonte aperto, quando ero rinchiusa, debole e malata, e mi sembrava lontana anche la cucina.
Lo avrei amato anche in tempi normali, questo libro.
Ma è stato anche talismano di umanità nel momento in cui era necessario,
quando ero sempre da sola, rinchiusa in 45mq.
Parla dell’Autostoppista che vorrebbe fermarsi, ma fatica a farlo; di amicizia maschile; dei legami, dello stare, dell'andare, del bisogno di partire che si scontra con gli affetti, che a volte invece avrebbero molto più bisogno del nostro stare, della cura che è nel fermarsi.
L'avevo comprato e letto su Kindle perché ero chiusa in casa e non volevo aspettare, e mi era piaciuto così tanto che l'ho comprato anche in carta, in francese e in italiano, da BookPride, per farmelo firmare dall'autore. Mi aveva incantato e toccato. Mi era anche piaciuta molto la lingua scarna, quasi chirurgica, e allo stesso tempo carica di forza trattenuta.
L'unico libro che ho in tre copie. Come si conviene, per un talismano così potente.

I consigli d’archivio vengono da lontano in senso temporale, ma non in senso geografico. Il primo da Milano, durante l’estate del 1982, quando io ascoltavo il mondo da dentro la pancia di mia madre, e da lì dentro, ho assistito ai festeggiamenti della vittoria in piazza Duomo. L’Estate del Mundial, di Piero Colaprico, l’ho letto più o meno un secolo fa, edito da Marco Tropea Editore, che non esiste più. Minchia, la vita ha proprio modi tutti suoi di farti sentire vecchia, comunque, eh. Vabbè. Scritto insieme a Pietro Valpreda, letto nella mia epoca di scimmia fortissima di narrativa di genere. Mi ero pure letta il resto della serie.
Altro consiglio giallo: Strage di Loriano Macchiavelli, Einaudi. Letto un settembre a Stromboli, da sola, prestissimo, sulla spiaggetta vicino a casa, in pochi giorni, viaggiando nel tempo fino a Bologna, 1980.
In estate io non viaggio.
Leggo noir, e guardo Hitchcock.
4. Logistica: LinkedIn, materiali gratuiti per voi, Instagram, il link a Notes, il link all’archivio
Ci vediamo su LinkedIn? Sono coach certificata ICF di Neurolanguage Coaching®,e scrivo su LinkedIn di quello che faccio fuori da Catrame, quando il tardo capitalismo impone che lasci i libri e la contemplazione delle nuvole, e produca (e lo faccio online e da sola, perché sappiate che le scuole di lingue, in media, trattano non male gli insegnanti: li trattano malissimo. Li sottopagano e gli fanno pure usare libri e metodi che gli fanno cagare. Quindi, io ho detto basta, ed eccoci.) Qui, qui, e qui, potrete leggere meglio di che si tratta, e di come funziona quello che faccio io.
Dunque: se da tempo immemore vuoi parlare l’inglese, ma hai mille blocchi e non sai come fare e alla fine rimani sempre al palo… Sul mio profilo troverai un sacco di roba in archivio che ti sarà di aiuto, ed anche: vai qui e scegli la tua risorsa gratuita.
Inizia a sviluppare il tuo inglese parlato in autonomia; oppure, vai di self-coaching e vedi se è davvero la lingua inglese a bloccarti… O qualcos’altro.
Su Instagram sono @migrabonda. Lì, cazzeggio puro, quando mi gira.
Se leggete usando la app di Substack, possiamo seguirci anche sulla sezione Notes, dove scrivo cose molto più interessanti che su Instagram.
È la prima mail che ricevi? Qui l’archivio di tutte le altre!
5. Meno male che c’è anche chi crea disordinato
Tipo Ursula.
«La gente è curiosa di sapere come hai progettato il mondo di Terramare [...] Al che io ho risposto con un mezzo balbettio di cui mi ricordo una sola frase: ma non ho progettato un bel niente: l'ho trovato».
Poi continua: «la tecnica più lontana dalla mia, quella dall'altra parte dello spettro è proprio quella basata su piani, liste e descrizioni preliminari [...] Non sono un'ingegnera, sono un'esploratrice. Terramare è una scoperta».
Questa cosa l’ho letta sulla newsletter del giovedì del team Guido, con cui non ho mai studiato, va detto, ma che leggo con piacere perché sì, parlano di marketing, ma pure di vita, e mille altre cose.
Tipo i momenti bui e gli sbattimenti del lavorare come lavoriamo oggi, nel 2024, con telefoni, computer, internet e balle varie, signora mia. La amo molto.
E anche per sto giro, abbiamo finito.
Vi mando un abbraccio grande.
A tra due settimane, e grazie di esserci 🌸
Pao
Questa puntata me la sono bevuta come una granita siciliana ai gelsi. Grazie Paola e buon compleanno a "Catrame e libertà"!
Auguri per il primo anno di Catrame, bravaaa ❤️❤️