[La foto di copertina è di Kaori Kubota, non mia :) ]
Eccoci qui, prima che tutt3 si sveglino.
Sto andando in Andalucía, in un paesino di casette bianche, con le montagne brulle che si buttano in mare, senza computer, l’ipad di Martín da condividere, libri, quaderni, a fare una cosa che non facevo da non ricordo nemmeno quanto:
la villeggiatura.
Che non è viaggiare.
È riposare il corpo e la mente. È vivere il vuoto.
Ne avevo bisogno.
Domani è il mio compleanno!
Questa mail l'ho programmata prima di partire (e prima che la mia amata Han Kang ricevesse il Nobel, edit del giovedì pomeriggio 😂💙), la riceverete mentre sarò in volo verso Almería.
Riflessioni e link:
L'inflazione fa cagare. E però
I libri del mese
Una cosa da ascoltare
Logistica: LinkedIn, materiali gratuiti per voi, Instagram, il link a Notes, il link all’archivio
Lezioni da una sorella del passato
Tempo di lettura: 14 minuti circa.
Saltare i pezzi o leggere in disordine o a puntate è cosa buona, giusta, e cervello-friendly.
Spezzettate, andate, tornate. Liberamente.
1. Quando il poco diventa immenso
Ci sono toccati tempi complessi, negli ultimi anni.
Mai complessi come quelli di chi in guerre, invasioni e pulizie etniche ci si trova in mezzo, ma nemmeno il carnevale di Rio, se devi comunque stare attento ai costi di cose basiche come il cibo che ti nutre, l’energia che ti riscalda, l’acqua che usi per bere, cucinare, lavarti – in Catalunya, di acqua, negli ultimi anni ce n’è davvero poca. Tanto che, le rare volte che piove, sono passata dal sentire irritazione al sentire gratitudine.
Comunque.
La questione è questa: negli ultimi due anni sono andata via per periodi lunghi due volte da Barcellona. Tre mesi e mezzo a Buenos Aires e quattro mesi in sudest asiatico.
E ogni volta che sono tornata sono rimasta sconvolta dall'aumento dei prezzi delle cose,
Perché ovviamente se sei stata in altre economie per mesi, hai lasciato la città che il menù del día al ristorante peruviano costava 11.50€, poi torni dall'Argentina e costa 13€, poi torni dall’Asia e costa 13.50€ e hanno inoltre diminuito porzioni e qualità di tutto, non è come quando sei ferma da qualche parte come la proverbiale rana nell'acqua calda, che si trova bollita e non se n'è nemmeno accorta. Al contrario, noti tutto, e nei dettagli.
E quindi, cosa c’entra tutto questo con la gratitudine?
Sono grata di vivere in un oscuro periodo di guerre in espansione, forze nazionaliste in crescita ed economie messe male?
Ovviamente no.
Ma sono grata di quello che posso ancora fare.
Che non è poco.
E che non è scontato.
Posso ancora andare al mercato e dal fruttaro e comprare cose buone e gustose per farmi io cose buone a casa.
Ho una casa con una cucina degna.
Non vivo più in condivisione e posso trattare questa cucina praticamente come il mio (nostro) studio d'artista.
Sono capace di cucinare un sacco di cose, di varie origini.
Faccio il pane a casa perché anche le panetterie, eccetto alcuni casi, ormai sono rapina a mano armata; le torte salate; pasta di ogni genere; adesso arriva la stagione delle zuppe calde, dei risotti alla zucca al vino allo zafferano e mille altre verdure; le melanzane grigliate di zio Calabro; Martín fa le milanesas a casa perché anche i ragazzi del nostro ristorante argentino di fiducia hanno, purtroppo, abbassato la qualità; entrañita al forno con patate e vino; curry thai di tutti i colori; pad kra pao; kimchi fried rice; tostaditas del nostro pane integrale fatto in casa con uova e avocado; tortillas; aperitivi con formaggi, salumi e vini buoni a prezzi ancora abbordabili; il caffè della moka, bevuto nero con la panela, il caffè vietnamita dolcissimo o quello della cuccumella; tè, tisane, mate.
L'olio d'oliva buono c'è. Il vino buono anche, e non costa un patrimonio.
Nella sfiga di questa decade di costo della vita altissimo e sproporzionato ai nostri guadagni, se mi metti davanti a un tavolo con un vino buono, del formaggio puzzolente, e del pane croccante, e ci aggiungi le persone giuste e una conversazione, a me sembra comunque di essere ricca, anche se a livello meramente economico non lo sono, affatto.
Come si dice in Giappone, 頂きます, umilmente ricevo questo cibo, e tutto quello che porta con sé, con grande riconoscenza.
Vi lascio un link su questa espressione, che scoprii, una decina di anni fa, ancora mai stata in Giappone, da Ryūnosuke, a Bangkok.
Ryūnosuke aveva tre anni. Era giapponese, che non parlava una parola di inglese o thai, e al suo primo giorno nella mia classe, al momento di mangiare, congiunse le mani e disse, per i fatti suoi, itadakimasu. E mi aprì un mondo.
Se il cibo è portatore di gioia e piacere, noi siamo fortunatissimə, ancora, perché possiamo trovare ed acquistare tutto quello che ci serve per cucinare, con pazienza, e cucinare molto, con curiosità, ancora pazienza e tolleranza dell'errore.
La gratitudine la sento per quello.
Perché so che esistono sono posti dove comprare le cose fresche e buone è molto più complicato che qui, e per ora, per fortuna, se non mangiando fuori, almeno mangiando in casa, a volte ci facciamo dei pasti che oltre che la pancia mi riempiono il cuore:
per la cura, la creatività e il tempo che ci mettiamo entrambi, e anche per il sapore, che comunque porta sempre gioia.
Quando vivevo a Bangkok, per anni ho cucinato poco o nulla, come molte persone che vivono lì, perché mangiare fuori è buonissimo e costa poco, perché avevo poco tempo, perché lavoravo tanto, perché volevo sempre provare cucine di ovunque, perché per cucinare il cibo italiano la spesa era molto cara. Perché mangiare a casa a Bangkok mi sembrava un peccato capitale 😂
I primi anni a Barcellona mangiavo tanto fuori, e male. Finivo di lavorare tardi e non avevo tempo di tornare a casa prima di vedere le amiche, o prima delle riunioni, negli anni che ho fatto attivismo. Vivevo in una casa deliziosa, ma con una coinquilina-padrona di casa sciatta e triste, che non curava ne sé, né casa propria.
Il primo evento che mi ha rimesso ai fornelli è stata la pandemia. Io e Martín ci siamo conosciuti nel 2019 ma zitati nel 2020, compiamo quattro anni come coppia in questo periodo… ma la nostra prima cena fuori insieme è stato nel luglio 2021, per dire come si viveva in quel periodo.
Il secondo evento è questo periodo di inflazione, che ha ridotto all'osso le uscite per mangiare, che per me che sono nata anziana erano un hobby importante, insieme al cinema, alle letture e ai concerti (cinema, letture e concerti resistono.)
Però, ecco, anche se le cause esterne che mi ci hanno portato, a cucinare di più a casa — pandemia, inflazione, periodi lunghi viaggiando dai quali torno con un sacco di voglia di usare la mia cucina, un legamento rotto che mi ha costretta in casa per settimane — non sono tutte piacevoli… l'effetto lo è.
Nel corso degli anni, cucinare è diventato una forma di cura verso me stessa, e credo mi faccia pure bene alla salute mentale, perché è un'attività manuale meravigliosa. Fa bene alla mente durante, e nutre il corpo dopo che è finita — nonostante il più del tempo il mio rilassamento al risotto di zucca venga accompagnato di podcast per un cazzo leggeri, tipo di true crime o di geopolitica.
Non stiamo vivendo un bel periodo, a livello globale. Io mi sento emotivamente assediata dall’oscurità dalle due guerre in espansione ed escalation dietro casa, dalle altre situazioni di cui nessuno parla perché ci sono queste due guerre a presidiare i media, e dalla netta sensazione di aver remato per una ventina d'anni in una direzione, con il mondo che mi guarda, e a sfregio, va dalla parte opposta.
E quindi?
E quindi, cerco pepite di gratitudine nel mio quotidiano, perché sono perfettamente cosciente del fatto che nulla è scontato o ovvio, e perché è l’unica dimensione su cui ho un relativo controllo.
Non è scontato, questo vino buono che bevo con questo risotto delizioso.
Non è scontato, questo balcone con le piante su cui bere caffè con zucchero di canna grezzo, consistenza di velluto.
Non è scontato, poter comprare il cibo che voglio per cucinare quello che voglio.
Non è scontato, saper cucinare.
Non è scontato, aver voglia di farlo.
Non è scontato, avere forza di farlo.
Non è scontato, avere il tempo di farlo.
Non è scontato, avere il corpo abbastanza sano per poter stare in piedi e cucinare (questo l'ho visto di recente.)
Molta bellezza nelle nostre vite è minuscola, piccola, quotidiana.
Credo che una delle cose che mi ha sempre aiutato più di tutto, nella mia vita, sia stata proprio il saper vedere quella bellezza quotidiana e minuscola.
Un sacco di persone tendono a concentrarsi su ciò che manca.
Io ho la fortuna di essere, a volte, sommersa dalla consapevolezza della piccola, enorme fortuna di ciò che ho,
Che si presenta in forma di salute, di cibo, di buon umore, di belle persone, di capacità di stare ferma e meditare, di calma di legno giovane dentro di me.
E anche di questo sono grata.
頂きます. Umilmente ricevo.
Con lo stomaco, con il cuore, con la mente.
Manifesto
Due volte al mese, il mio obiettivo è aiutarvi ad aumentare la diversità culturale presente nelle vostre vite.
È un modo diverso e gioioso di fare politica.
Se il diverso lo ascolti, lo conosci, lo leggi, tenti di capirlo, da una posizione di apertura e curiosità, apprendendo dai e dei modi altrui di stare al mondo, è più difficile essere chiusi e bigotti. E non per forza questa apertura la si deve cercare attraverso il viaggio, che non è alla portata di tutti.
La cultura può permettere di aprirsi anche a chi non può o non vuole muoversi.
Se volete sostenere il mio lavoro, e aiutarmi a pagare gli abbonamenti che pago per leggere e selezionare cose per voi, o il tempo che ci metto, potete farlo con una donazione libera una tantum su PayPal, cliccando sul bottone qui sotto. Grazie, se lo fate!
Un grande grazie a Valentina F., che mi ha anche lasciato parole emozionanti insieme alla sua donazione il mese scorso.
Se mi dite pure le cose pucci, vale doppio, praticamente.
2. I libri del mese
Crisalide, Chrysalis, di Anna Metcalfe, NN editore. Divorato in pochi giorni. Oltre che una storia di una donna in metamorfosi e riconquista del proprio corpo e della propria vita, anche un omaggio a uno dei miei libri preferiti degli ultimi dieci anni, questo. E infatti non dico che mi sia piaciuto tanto quanto, ma quasi. Leggete entrambi, perché no?
The Anthropologists, di Ayşegül Savaş, Scribner (UK) o Bloomsbury (US). Non ancora tradotto. Ecco, io di solito cerco di evitare di mettere cose non tradotte… Ma questo mi ha parlato così tanto che onestamente non volevo aspettare. So che molte persone che leggono Catrame non vivono in Italia, o nella propria città natale. Se è il vostro caso, questo libriccino parlerà anche a voi: le relazioni che si creano lontano da casa, le famiglie “alternative”, le feste passate lontano dalla famiglia di origine, i rapporti con la famiglia di origine. Mi sa che se esco con Ayşegül per un caffè finisce che parliamo tre giorni di fila. Vi lascio una recensione, e spero tanto che lo traducano presto.
Il Tarlo, Carcoma, di Layla Martínez, La Nuova Frontiera. Questo me lo aveva consigliato il mitico Flavio della Marco Polo di Venezia, cioè una delle mie librerie del cuore d’Italia. Non lo avevo comprato, perché l’avevo già comprato in spagnolo, incuriosita da come fosse praticamente impossibile prenotarlo in biblioteca senza aspettare mesi e mesi per leggere. Link se volete saperne di più. Gótico ibérico al suo meglio. Soffocante come Buñuel, la mia copia è tutta sottolineata, tutta un’orecchia (sì, faccio le orecchie, sono un mostro!)
Il consiglio di archivio del mese è La Bambina Icaro, The Icarus Girl, di Helen Oyeyemi. (Il link vi porta a una copia usata a prezzo stracciato!)
Io l'ho letto un millennio fa, quando era uscito. Helen aveva 17 anni quando lo ha scritto, e io me avevo 22 quando l'ho letto. Credo di averlo ancora a Milano, nella mia vecchia stanza.
A rileggere la descrizione adesso, mi fa pensare che la mia fascinazione per le cose inspiegabili e per le energie sottili, che a volte sembro ritenere frutto degli ultimi anni di perdite e cose complicate, in realtà, me la portavo già dentro da ragazzina. Quando ancora non mi era successo niente di male, tranne forse il sentirmi fuori posto come Jessamy, la protagonista del libro.
Vi lascio due recensioni, una della libreria delle donne di Milano, e una scritta da Ali Smith (💙) per il Guardian.
3. Una cosa da ascoltare
Voi lo sapete che sono una mega fan di Wiser Than Me, dove l'attrice e attivista Julia Louis-Dreyfus parla di vita e invecchiamento e arte e mille altre cose con donne più grandi (e sagge) di lei.
Quest'ultimo mese ho sentito un episodio che credo di dover riascoltare meglio, per assorbire la quantità di discorsi, input ed emozioni che mi ha dato.
Due parole:
.Io la amo da che ero adolescente – per me è una poetessa, mi ispira da sempre. Passate il mouse sulla foto per il link all’episodio.
Mi piace come emerge qui il suo lato più umano: una donna che è anche mamma, che è stata moglie, che ha gestito tanto lutto e tanta perdita senza per questo farsi invadere dal buio, anzi, trasformando la perdita in arte, luce, bellezza, condivisione.
Mi fa ridere tantissimo Julia che smatta perché le si impalla la connessione, e Patti che sorride imperturbabile parlando con la produttrice mentre aspetta che Julia torni – si vede che è una che deve avere gestito un sacco di imprevisti live.
Che possiamo noi tutt3 avere la sua calma davanti agli imprevisti e agli sbattimenti.
4. Logistica: LinkedIn, spazio capitalista, link ai miei podcast/interviste, a Instagram, a Notes, all’archivio
Ci vediamo su LinkedIn? Sono coach certificata ICF di Neurolanguage Coaching®. Scrivo su LinkedIn di quello che faccio fuori da Catrame, quando il tardocapitalismo impone che lasci i libri e la contemplazione delle nuvole, e produca (e che lo faccia online e da sola, perché sappiate che le scuole di lingue, in media, trattano non male gli insegnanti: li trattano malissimo. Quindi, io ho detto basta, ed eccoci.) Qui, qui, e qui, potrete leggere meglio di che si tratta, e di come funziona la faccenda.
Se sei interessatə a chiacchierare, per lavorare insieme 1:1, inizia a raccontarmi qui. Ti ricontatto io per una chiamata di venti minuti nei quali tu mi dici di più della tua situazione, e io ti dico se posso darti una mano, e anche come sono messa a disponibilità. Niente di più, senza impegno, senza materassi e pentole, senza Giorgio Mastrota.
Vorrei anche mettere in piedi uno spazio di gruppo per rendere il coaching più economicamente accessibile. L'idea c'è. Non so quando ci saranno le energie, ma vi aggiorno, e anzi, se vi interessa, ditemelo rispondendo a questa mail, così mi motivate a organizzarmi e a non farmi sommergere dall’ansia di gestire uno spazio di coaching di gruppo online per la prima volta. *Iperventila*
Se vuoi ascoltare i miei podcast e interviste su lingue e viaggio in inglese, francese e italiano, i link sono qui.
Su Instagram sono @migrabonda. Temi tipo quelli di qui, più i meme. Io, ma più sciocchina.
Se leggete usando la app di Substack, seguiamoci su Notes.
Qui c’è l’archivio di Catrame.
5. Grandi verità da antenate femministe, che però valgono per tuttə
In questo numero ho parlato di minimalismo, ed una delle cose che amo di più, uno dei piaceri più semplici che ho, nella mia vita, è quello di passeggiare a mente libera, con la musica.
Un sacco di volte, per via di quella storia che sono femmina, mi è stato detto che non lo dovrei fare, che devo stare attenta, almeno andare solo con un auricolare, o con gli auricolari spenti, o con le chiavi in mano per graffiare chi mi vuole rompere le ovaie, toccare, ammorbare.
È abbastanza dimostrato, però, che — anche se può fare molta paura, trovarsi in una strada deserta con un coso che ti segue, mi è successo solo pochi giorni fa — per la maggior parte delle donne il pericolo è in casa, nella forma di mariti, compagni, padri, ex mariti, e così via.
Io niente, voglio camminare, da sola, a qualunque ora, perché la strada è anche mia.
Parola di Clara.
E anche per sto giro, abbiamo finito.
Vi mando un abbraccio grande.
A tra due settimane (o forse tre, perché appena torno dal mare, avrò una banda di amiche e amici che mi viene a trovare per il compleanno, e un botto di lavoro da recuperare)
Come sempre, grazie di esserci 🧿
Pao
Come sempre una lettura che mi apre “tanti cassetti”, ti ruberò alcuni pensieri per il mio pranzo della domenica che sto organizzando per i miei 60 anni
Buon compleanno, Paola!
Anche di questa puntata di Catrame prevedo varie riletture... Grazie 💕
Goditi la villeggiatura