Catrame Extra | Inserto Infodemico 11
Quinta stagione; notizione; come indignarsi bene; caffè e terzo luogo; surfisti naz1st1; carta da cooloh; tre racconti dal New Yorker
Fatica digitale: gli inizi settembrini
I link infodemici del mese
Fuori da qui: notiziona bella e anticipazioni per gennaio; Neurolanguage Coaching; link a LinkedIn, a Instagràm, a Notes, all'archivio di Catrame
Catrame Amarcord: al buio delle tango notti, nella paralisi di un porto, le luci delle stelle chiare, come un rifugio capovolto (cit), cioè, Marsiglia
Tempo di lettura: 13 minuti, meno se passate direttamente ai link.
Ciao compas,
Ben ritrovate e ritrovati 👽
Come state?
Io sto assorbendo più di quanto non stia esprimendo, in questo periodo, e per quanto possa sembrarmi incredibile, faccio un po’ fatica a scrivere.
Credo sia la stanchezza degli ultimi sei quasi sette mesi. Sono successe un sacco di cose, molte non facili.
Sto consumando un sacco di contenuti, leggendo anche parecchio, ma soprattutto, tantissimi contenuti “brevi”, cioè non libri.
Molti podcast, perché sto lavorando tanto e per riposare gli occhi spesso sto sul mio terrazzino sentendo cose e guardando punti lontani: la fine della strada, le nuvole, i tetti,i gabbiani. Letteralmente sento i nervi ottici che ringraziano. E sto cucinando tantissimo.
Non ho tanta testa per tirare insieme i fili delle (tantissime) cose mezze scritte che ho, anche perché sto lavorando molto bene (grazie al cielo), e perché non essere potuta uscire a fare pascolare il mio Beagle interiore ha spento un po' la mia creatività, chiaramente peripatetica.
Mi ricorda tutto molto la mia convalescenza dal Covid Wuhan-style di Aprile 2020, quando poi le mie amiche mi aiutavano a fare un pezzetto in più a piedi ogni giorno. L’altra volta era perché non avevo fiato, stavolta è per farmi ripassare com’è la vita per chi vive con mobilità ridotta. (Difficile.)
Comunque, io sono convinta che questa caduta rovinosa sia stata anche una protesta da parte del mio corpo, privo dello yoga da troppi mesi.
Mesi di angoscia per nonna prima, di mega concentrazione sul mio progetto di coaching poi, con l’immobilità che implicano le ore al computer, e il corpo, l’ho lasciato un po’ lì da parte. Non ho creato spazio per lui perché non avevo una routine sana, prendevo troppi aerei, avevo troppa ansia di produrre, fare, recuperare il tempo perso.
Ha reclamato attenzione nel modo più rumoroso possibile, e ne sto tenendo conto ora che sto meglio.
Non è mai una buona idea, non essere per un cazzo nel corpo, comunque.
Memo per voi oltre che per me.
Per ora, cuccatevi questa seleção di cose che hanno titillato i neuroni da zoppetta in queste settimane.
Settimana scorsa ho tolto le stampelle e per ora la mia fisio è solo camminare. Arrivo a circa 7000 passi prima di sentire un mix di dolore, stanchezza e gonfiore, ma mi dicono che adesso dovrebbe essere sempre meglio, quindi insomma: daje io.
1. Settembre ed io abbiamo una relazione complicata
Soprattutto quest’anno
La faccia da aliena è per plurime ragioni: uno, è come mi sento sempre a settembre, con le giornate che si accorciano e io che osservo la situazione con l’aria afflitta di un gatto veneziano che vede il freddo, l'umido e l'autunno incombere, chiedendomi come diventare una di quelle persone non afflitte dal buio e dal freddo. E dove mi dico vabbè, almeno non devi più vivere gli inverni milanesi che sono una cosa difficilissima, buia e fredda tanto. Già quello è un buon inizio.
Ma parliamo di fine settembre / inizio agosto sui social? Per fortuna dopo metà mese la Retorica Dei Nuovi Inizi va a scemare e possiamo tutti rilassarci un attimo.
Credo di essermene resa conto perché invece che essere in autobus per andare a Marsiglia a vedere la mia amica, ho passato questa transizione dell’immaginario collettivo in casa, a guardare molta più TV del normale, ma anche a consumare molti più social media del normale, soprattutto Instagram.
Un florilegio di nuovi inizi, ripartenze, nuove energie, e se avete tanti anglo nel vostro feed, odi al pumpkin spice e alle bevande calde già da fine agosto.
Mi hanno fatto specie, tutte ste pippe su Instagram. Credo perché ho avuto la sensazione di non essermi fermata affatto, in agosto, anzi: ho lavorato un casino e non ho potuto bilanciare questo lavorare tantissimo con lo svago e la città vuota, perché con le stampelle è tutto un po’ uno sbatti. Per fortuna, ora, ciao stampelle.
Comunque, la soluzione è stata facile: basta tagliare il consumo dei social, e aumentare quello di storie. Libri, film, TV, podcast, articoli di giornale. Meno sto sui social (eccetto Substack che invece mi dà un sacco di spunti pucci, e non mi sovrastimola, per qualche ragione) e meglio sto.
Sto scrivendo questo pezzo in piena quinta stagione, quella stagione che nella medicina (e nella cultura) cinese c’è, e che noi invece non caghiamo di pezza. Cosa che secondo me è una mancanza notevole, perché descrive molto bene questo periodo di fine agosto / inizio settembre (voi leggerete più tardi, quando già siamo entrati in mood autunnale, inondazioni in Romagna incluse, ahimè, e a Barcellona sarà veranito finale con 29C e cielo scintillante), dove più spesso il cielo è nuvolino, dove già si dorme bene, dove ancora puoi andare in giro vestita leggera, ma non muori di caldo, e la sera ti serve magari uno strato in più.
Ma passiamo ai link del mese.
2. La Rassegna Stampa Random del mese
Una delle cose che sento fortemente pendenti, ancora dai tempi della mia ultima terapia con Manila, è quella di esplorare le costellazioni familiari. E’ un pensiero che non mi molla, e credo che ci sia dietro una ragione precisa, che devo andare a scoprire. Mi ricordo ancora molto bene del mio turbamento a guardare Band of Brothers, che mi prende a ogni cosa che vedo che riguarda la seconda guerra mondiale. Qui parlano di antenati Elif Shafak ed Elizabeth Gilbert, insieme, in inglese. Io voglio molto bene a entrambe, quindi vi lascio il link al pezzo. Io ho già messo in conto di andare a Roma a fare questa cosa perché penso di doverla fare nella mia lingua madre, e tutte le mie psico-contatte sono su Roma. Intanto, leggo sul tema.
Di nuovo, vi mando a sentire Lost Hills, di cui non avevo ancora sentito la seconda stagione. Parla di Miki Dora, immigrato ungherese arrivato in California da bambino, star del surf, truffatore neonazista, narcisista, criminale, manipolatore, latitante decennale, artista della tavola. Una simpatica personcina, una leggenda del surf, anche se io non lo conoscevo. Ovviamente, la storia di vita di uno così è piuttosto avvincente, dunque ottima da ascoltare per chi è bloccata in casa come me. Comunque la associazione tra surf e neonazismo non me la aspettavo proprio. In inglese.
Ho anche ascoltato un sacco di racconti del New Yorker, letti dagli stessi autori. Ve ne lascio tre, di due scrittrici e uno scrittore che amo: Ayşegül Savaş (quanto mi parla, la ragazza che torna per brevi periodi e cerca di vedere tutti con lo stress che ne consegue), Yiyun Li (una masterclass su come creare un senso del luogo in un tempo di lettura di un’ora) e Akhil Sharma (come condensare decenni di vita di una famiglia e di una comunità in un racconto brevissimo.) Se volete ascoltare l’inglese gratis, se vi interessa la narrativa, se volete sentire racconti di ottima qualità ed esporvi ad accenti differenti, questo podcast deve diventare uno dei vostri riferimenti. Ricordatevi che se state lavorando sul vostro inglese, i racconti sono vostri amici, perché sono una vittoria piccola e fattibile. Molto più che leggere Il Signore Degli Anelli, o altri mattoni infiniti da leggere anche in italiano.
La rassegna infodemica continua dopo il momento manifesto:
Il mio obiettivo è aiutarvi ad aumentare la diversità culturale presente nelle vostre vite.
È un modo diverso (e adorabile) di fare politica.
Se il diverso lo ascolti, lo conosci, lo leggi, tenti di capirlo, da una posizione di apertura e curiosità, apprendendo dai e dei modi altrui di stare al mondo, è più difficile essere chiusi e bigotti.
Il viaggio non è alla portata di tutti.
La cultura può permettere di aprirsi anche a chi non può o non vuole muoversi.
Gli abbonamenti sono un impegno, e io voglio che per ora ci sia libertà da entrambe le parti. Però, se potete, ovviamente aiuta, perché il capitalismo:
Se volete sostenere Catrame, potete farlo con una donazione libera una tantum su PayPal, cliccando qui sotto.
Di longevità e allenamento. Sempre per quella storia che il corpo importa: se oltre che una vita lunga vogliamo anche una vita indipendente e sana, pare che dobbiamo proprio metterci a lavorare sulla forza. Non per essere body builder, ma per aumentare la stabilità, migliorare la postura e aumentare la densità ossea. E non finire come me in queste settimane. Mi ci devo mettere. Ugh. Pezzo in inglese.
Sempre su quella storia che voler insegnare in Italia è una gimcana di diplomi e formazioni, uno sbattimento galattico per guadagnare due lire ed essere occasionalmente pure minacciati dai bimbiminkia e dai di loro genitori. Io non ho avuto pazienza di farlo (oltretutto sono anni che mi chiedo come sopravviva chi sceglie di fare questo onorevole lavoro in una grande città italiana. Tipo a Milano che ci fai con sti soldi ormai? Vivi in condivisione fino a 60 anni? La stessa domanda si pone per gente tipo gli autisti dell’autobus. Infatti, ATM non ne trova. Non so in altre città.)
Anche da incazzate è importante comunque e sempre farsi domande per dare una direzione a quella rabbia: una antologia di podcast e pezzi sull’indignazione di France Culture, Indignez-vous! Ve lo ricordate, il libro di Stéphane Hessel? Sono passati 14 anni dalla sua uscita. Quattordici. Volevo dirvelo. A me, come spesso capita, un po’ sembra l’altro giorno, e un po’ mi vengono le vertigini se penso a chi e cosa ero nel maggio del 2011. Una volta, forse, dovremmo parlare di quella cosa che è la tenerezza con cui finisci a guardare a te stessa da ragazzetta, con l’età — ma non oggi.
Mi serve più spazio.
Perché i caffè (i luoghi, non la bevanda) stimolano la creatività? Un articolo molto carino in spagnolo. Una serie di creativi argentini parla del proprio rapporto coi caffè, e del bisogno di un terzo luogo che non sia né casa né l’ufficio, i cui benefici sono comprovati positivamente anche in questo paper in inglese, già linkato nell’articolo. Gli dèi sanno quanta voglia ho di andare a lavorare per bar e biblioteche. Prima o poi ce la farò. E anzi, mi iscrivo pure a un co-working, anche se nessuno sarà pucci come lo era quello di
. Sarò destinata alla delusione, dovunque non arrivi nessuno alle 7 a dirti sì dai, ma adesso basta con sto lavorare, però.
(Un altro caffè pazzesco laggiù è La Biela, a Recoleta. A parte che fanno un caffè e delle merende della madonna, ma soprattutto, nessuno ne parla, ma fuori da la Biela c’è un ficus così maestoso e antico che verrebbe da accendergli gli incensi e salutare gli spiriti che sicuramente ci vivono dentro, come fanno a Bangkok. E invece, a Buenos Aires non si usa, mettere i fiocchetti e le statuine e le merendine e gli incensi negli alberi per fargli onore. Se torno a la Biela, capace che un fiocchetto glielo metta io, a quel ficus. Gli lascio pure i biscottini, agli spiriti porteños, che diranno perplessi: ma questa cosa fa?)
Ma torniamo ai link, che se no qua rischio di farvi una cronistoria di tutti i bar dove ho amato lavorare e studiare dal 2008 ad oggi (cosa che potrebbe essere molto carina e hyggelig per i mesi bui che ci aspettano.)
Come la carta igienica sta diventando sempre più piccola e cara. Almeno negli US. In questo pezzo in inglese, si parla di come, per un sacco di cose, oggigiorno ci diano meno prodotto per un prezzo maggiore. Qui si parla di carta da cooloh e Stati Uniti, ma credo sia un punto valido anche per l’Europa. La cosa che mi ha colpito è che questa storia della shrinkflation, del ridurre porzioni e dimensioni ma non variare i prezzi, è una roba che va avanti da molto più tempo di quanto credessi. Questo perché sono una ingenua.
Una puntata di Last Week Tonight di John Oliver su Hawaii, luogo di cui sono una ignorante al 100%, e infatti ho passato la puntata a dire MA COS’. Una storia che ha dentro razzismo, violenza, manipolazione e overtourism. Come spesso capita, i “paradisi” tropicali hanno un lato oscuro. Molto, molto oscuro. Il video è in inglese, ma ricordatevi che YouTube vi crea le caption automatiche. A volta dicono cazzate ste caption, però è un buon esercizio guardare con le caption, anche perché così avrete meno tentazione di dire “ma chi me lo fa fare” e andare a cercare una serie doppiata. John Oliver parla veloce, ma merita la vostra attenzione. Parla di cose serissime facendo ridere, il che è un talento.
3. Logistica: notizione e liste d’attesa; LinkedIn, Instagram, il link a Notes, il link all’archivio
Ci vediamo su LinkedIn? Sono coach ICF di Neurolanguage Coaching®,e scrivo lì di quello che faccio fuori da Catrame, quando il tardocapitalismo impone che lasci i libri e la contemplazione delle nuvole, e produca. Lavoro online e da sola, perché le scuole di lingue, in media, trattano non male gli insegnanti: li trattano malissimo. Li sottopagano e li forzano pure a usare libri e metodi senza senso. Quindi, io ho detto basta, ed eccoci. Qui, qui, e qui, potrete leggere meglio di che si tratta, e di come funziona la faccenda. Su LI, parlo di apprendimento linguistico, e dei trabocchetti mentali che ci tendiamo per svicolare dal parlare 💙
La notizia incredibile di questo mese è che sono a un soffio dal fully booked, piena, da qui a Natale. Ne sono felicissima, perché mi serviva una cosa che andasse bene in questo anno di perdite, caviglie danneggiate e accolli esistenziali. Se stai pensando di lavorare con me, mi restano ancora due posti, di cui uno in grigio, in attesa di conferma. A fine novembre, prima che la follia natalizia colpisca, inizierò ad organizzarmi per inizio 2025, se invece vuoi pensarci su ancora un po’. Intanto io te lo dico.
Se vuoi dirmi di cosa hai bisogno, io ti dirò se ti posso aiutare, senza pressione alcuna. Il punto di questi venti minuti di chiacchiera che ti propongo è aiutare te a prendere la giusta decisione per la tua crescita linguistica e personale, e io sono molto onesta: conviene pure a me esserlo, perché se prendo una persona a cui il language coaching non serve, è uno sbatti per tutt3. E se non posso aiutarti io, ci penso un attimo, e ti mando da chi può 💙🧿 se vuoi parlare, ti aspetto, con piacere. Inizia a raccontarmi qui come va e che ti senti e vediamo se parlare. Oppure rispondi a questa mail.
Non prendo mai più di 5-6 persone di coaching d’inglese alla volta, perché lavoro anche come copywriter per altri, perché insegno anche italiano, perché voglio tenere alte qualità del lavoro e attenzione per ogni persona. Se hai mille persone di cui prenderti cura e per cui preparare materiali, è chiaro che poi lo fai alla cazzo. E se avessi voluto lavorare tanto e male, tanto valeva restare nelle scuole di lingua di cui sopra.
Su Instagram sono @migrabonda. Meme, pensieri, podcast, cose di libri e minchiate, a volte mondo reale. Come qua, ma più stupidino.
Se usate la app di Substack, possiamo seguirci anche sulla sezione Notes: pensieri estemporanei, repost di cose che mi ispirano, o mi hanno parlato.
È la prima mail che ricevi? Qui trovi l’archivio di tutte le altre :)
4. Catrame Amarcord
Un numero vecchio da andare a spulciare.
E anche per questo Inserto Infodemico, mie care, miei cari, abbiamo finito.
Il mese prossimo è il mio compleanno, e vado al mare in Andalusia, vicino ad Almería.
Villeggiatura, senza imparare nulla, senza pretese di crescita o esplorazione: la villeggiatura vera, che non faccio da troppo, per essere precisa, da luglio 2022 in Turchia; senza computer né social di lavoro (invece a voi di Catrame vi porto sempre💘 ovvio)
A presto, e grazie di esserci 🧿
Pao
Posso venire anche io a fare la costellazione famigliare?
Oddio che meraviglia il café Las Violetas!! Me lo segno se un giorno tornerò a Buenos Aires, spero succeda presto perché mi manca tantissimo! Un abbraccio ❤️