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Questo mese:
Acquerello Barcellona-Marsiglia
Marsiglia, o, la scoperta dell’acqua calda
Consigli marsigliesi
Un pensiero e una citazione sul Mediterraneo
Ultime letture + un consiglio d’archivio dall’Australia
Una cassettina, come quando eravamo giovani
Una cosa da guardare
Tanti cari saluti
Il sommario è qui come un invito a saltare le parti che non vi chiamano.
Mica si deve leggere roba che non interessa, in giardino.
Soprattutto nel mio.
In continuo movimento
Questo numero lo sto finendo sul telefono (comodissimo!), in autobus, durante uno dei tragitti che faccio più spesso da che vivo qui, insieme a Barcellona-Milano:
Barcellona-Marsiglia.
Via terra, in autobus.
E’ un tragitto che amo: prima esci dalla città, attraversi i sobborghi e quando sono finiti anche quelli, a una certa, nemmeno dopo tanto, arrivi ai Pirenei.
Macchie di granito a fare capolino tra gli alberi che ti osservano silenziosi, in queste montagne di confine che mi fanno pensare agli Appennini, perché anche qui ci sono stati dei partigiani, di un’altra guerra.
E poi, passata la frontiera scendi, e piano piano ti avvicini al mare, di nuovo. Vedi lagune in lontananza di cui non sai il nome, due più grandi e una più piccola, dopo Perpignan.
E poi Narbonne, Montpellier, Nîmes, Marsiglia.
la senti, la mia pienezza? @roberteframboise
Marseille ma belle
Sono stata a Marsiglia mille volte.
Una sola volta ad Arles e Nîmes da bambina,
a Montpellier l’anno scorso, in inverno, con la brina la mattina, il bagno esterno, le mestruazioni e le mie maledizioni — a ricordarmi che il Mediterraneo è bello, ma anche lì 0C li può fare.
Nella ultra chic Aix-en-Provence mai stata il che è ironico, visto che è attaccata a Marsiglia.
Il fatto è che io, a Marsiglia, mi sento a casa.
Mi ci incaglio, lí, e non faccio nemmeno le gite fuori porta.
Vado solo ai calanchi vicini, e alle isole Friouls.
Ci sono finita per la prima volta solo cinque anni fa.
E’ un amore fresco.
Quando vivevo a Bangkok, una delle mie amiche più care era una ragazza della Martinica, cresciuta a Marsiglia.
Ci eravamo conosciute a uno scambio linguistico: quando ha aperto bocca per dirmi che voleva praticare l’italiano, l’ha fatto con l’accento di Palermo. Aveva vissuto lì lavorando con rifugiati e richiedenti asilo… E imparando l’italiano con l’accento palermitano.
Credo che senza di lei, la mia vita nei quattro anni di Bangkok sarebbe stata molto diversa, certamente peggiore.
Sto andando da lei, ora, da tutta la banda di amiche che mi aveva presentato allora, tra cui E., da Valparaíso, Cile, con cui è scoppiata un’altra di quelle amicizie che ti rendono evidente che l’amicizia è una forma di amore.
Di quelle che quando G. torna a Sydney, io poi finisco a passare tre capodanni a Marsiglia a casa di E. pure senza di lei.
Nell’estate 2017 ero tornata da Bangkok dopo quasi sei anni tra Asia e Sudamerica, senza vivere un inverno vero;
avevo passato l’autunno in Marocco, e poi ero approdata a Milano, da mia madre, per capire cosa fare di me stessa e stare un po’ con lei dopo anni che no.
Avevo un biglietto per Colombo, Sri Lanka, un posto prenotato in una scuola di massaggio ayurvedico, e molta ansia nel cuore.
Il mio primo inverno europeo, lo shock culturale inverso e il dubbio che tornare in Asia fosse quello di cui avevo bisogno mi facevano vivere piuttosto male.
G. mi disse: vieni a trovarmi, sto per venire in Europa da mia madre, anche se è gennaio a Marsiglia c’è luce.
Vieni. Ti serve il sole, ha detto G.
Sono andata, ed ho trovato molto più che il sole.
Ve lo lascio dire dal messaggero più ovvio, cosa ho trovato:
da Jean-Claude Izzo, che era mezzo napoletano e mezzo spagnolo.
Quindi, marsigliese purosangue.
“Un luogo dove chiunque, di qualsiasi colore, poteva scendere da una barca o da un treno, con la valigia in mano, senza un soldo in tasca, e mescolarsi al flusso degli altri. Una città dove, appena posato il piede a terra, quella persona poteva dire: «Ci sono. È casa mia»”
Sembra roba poetica da scrittore, ma non lo è.
Io mi sono sentita così, proprio così, e non mi è successo molte volte, in una vita di viaggi.
Forse mi era successo prima solo a Napoli.
E basta.
Non sono rimasta a vivere a Marsiglia per una ragione molto semplice: non ero ben sicura di come guadagnarmi da vivere, vivendo lì.
Avevo pensato che Barcellona, più grande, offrisse più possibilità (cinque anni dopo posso dire: non per forza.)
Però mi sono chiesta tante volte che direzione avrebbe preso la mia vita, se cinque anni fa avessi detto, invece che a Barcellona, forse mi dovrei fermare a Marsiglia.
Io rega’, guardando il mio archivio per scegliere le foto dei miei giri in Francia ho trovato un sacco di street art di vagine e clitoridi. Mica per caso, ci sto bene, in Francia. Hanno le priorità del discorso corrette, mi pare.
Storie marsigliesi
Alcuni consigli ovvi, altri meno
Un sacco è stato scritto di Marsiglia, però non voglio commettere quell’errore che fa chi pensa che siccome lui o lei hanno letto già un botto, tutto è banale.
Quindi ecco qua un po’ di cose, anche famose, per chi di voi magari non ne sa niente perché legge che so, solo i classici russi o la letteratura americana.
Dal microcosmo di Jean-Claude Izzo, ovviamente vi consiglio la trilogia di Fabio Montale, che è famosa per ottime ragioni… Anche se Marinai Perduti è il suo libro che ho amato di più. E poi c’è questa raccolta di pezzi suoi, che avevo trovato per caso su una bancarella: Aglio, Menta e Basilico. Tutto di e/o.
Poi c’è questo noir della grande Dominique Manotti, Marsiglia 73, tradotto da Sellerio, se volete una cosa più di genere, che vi racconta una realtà sociale fatta di razzismo istituzionale mentre sembra che vi parli di un’indagine, nella migliore tradizione del genere.
Da voci più giovani, vi consiglio Cinq Dans Tes Yeux di Hadrien Bels, uscito nel 2020. Non credo sia ancora stato tradotto in italiano — non ho trovato nulla al riguardo, ma correggetemi se sbaglio! — ed è interessante perché è ambientato nel presente più recente della città. Si parla quindi del cambiamento in atto in città, che come spesso capita con i processi di gentrificazione, rischia di uccidere l’anima di un luogo, dissolvendo proprio quel che ha inizialmente attirato i gentrificatori.
Poi c’è Transito di Anna Seghers, de L'Orma. E’ un libro del 1944, ma l’ho visto riapparire in libreria negli ultimi anni sia in Italia che in Spagna. Io ne avevo letto un brano a scuola e mi aveva incuriosito, e poi l’ho comprato e letto per intero di recente… E ovviamente mi ha parlato molto, perché si parla di profughi, e fughe per mare verso il Messico.
L’ultimo consiglio marsigliese è Deserto di JMG Le Clézio, di Rizzoli. Non è molto famoso il buon JMG in Italia, in Francia è molto amato. In Italia infatti è arrivato solo nel 2008, ma è un libro del 1980. La storia si triangola tra Tanger, Marsiglia e il Sahara, e la luce e il vento sono protagonisti principali insieme alle storie delle persone. Non è una lettura agile, ma è molto poetica.
Non un mare, ma una successione di mari
Qualche settimana fa ho letto una citazione arrivata da una libreria di Toulouse di cui seguo con piacere la newsletter, e che mi ha colpito molto.
Già che ci sono, la giro a voi.
Qu'est-ce que la Méditerranée ? Mille choses à la fois,
non pas un paysage, mais d'innombrables paysages,
non pas une mer, mais une succession de mers,
Non pas une civilisation, mais des civilisations entassées les sur les autres.
Cos'è il Mediterraneo? Mille cose insieme,
Non un passaggio, ma innumerevoli paesaggi,
Non un mare, ma una successione di mari,
Non una civiltà, ma civiltà stipate l'una sull'altra.
Fernand Braudel*, La Méditerranée
*lo storico, membro della École des Annales.
Siete d'accordo con lui?
Io sono cresciuta a Milano e, fino a che non sono emigrata, mai mi sarei descritta come una donna mediterranea.
Poi ho vissuto a Istanbul.
Lì ho trovato mille echi del mio modo di stare al mondo, amando il cibo, esprimendo i sentimenti apertamente, potendo dire “mi manca mio padre” se hai 24 anni e l'hai già perso, ed essendo capita;
in seguito sono andata a vivere a Vienna, molto più vicina di Istanbul a Milano… E mi sono sentita straniera più che mai.
Paradossalmente (o forse non tanto) ho scoperto la mia identità mediterranea con grande forza quando il Mediterraneo l'ho abbandonato, per otto anni buoni, nei quali ho visto altri mari.
Ma non il mio.
Tre consigli recenti + uno di archivio
Tre cose belle lette di recente e una di archivio:
*L'Eredità Delle Dee di Katerina Tučkova, Rep. Ceca - Keller
*Mare della Tranquillità di Emily St John Mandel, Canada - La Nave di Teseo
*La Morte Goccia a Goccia, racconti di Andrés Montero, Cile - Edicola Edizioni
*Questions of Travel, Michelle de Kretser, Sri Lanka / Australia - Allen & Unwin
Quest'ultimo è il libro di archivio.
Si parla di viaggi, migrazione, donne sole, occidentali in oriente e asiatici in occidente, privilegio, turismo e migrazioni (chissà come mai mi è piaciuto!)
Mi sembra di capire che purtroppo non sia tradotto.
Però mi era piaciuto così tanto che ve lo voglio consigliare lo stesso.
Capiterà spesso, qui, di passarvi cose non tradotte: non sarà mai per arroganza, ma perché
1) comunque mica vi conosco tuttə e magari sì che leggete in altre lingue
2) ho aperto questa newsletter proprio per condividere senza regole le cose che amo e che mi nutrono, che sono appunto in quattro lingue.
Io, spesso, dico che imparo le lingue solo per leggere più storie senza aspettare la traduzione.
Scherzo, ma mica tanto.
La cassettina
della mia pax agostana
E poi, sempre in totale spirito allakadzo, dopo avervi rotto l'anima con la Francia meridionale per tutto questo numero, ho pronta per voi una piccola playlist che non c'entra niente.
La trovate qui e raccoglie le cose che mi hanno tenuto compagnia nel mio agosto barcellonese di playita, cañitas, lavoro e virus intestinali (eh sì.)
È principalmente latina, senza reggaeton, e con un iberico infiltrato (ditemi se lo trovate.)
Pensavo di aver finito, ma
Devo parlarvi di Fito Paez.
Fito Paez è una leggenda vivente della musica argentina.
Ha iniziato a fare musica in piena dittatura, che pensa te se suonare il rock deve essere pericoloso… Nell’Argentina degli anni ’70, lo era.
Ha suonato con Charly García e Luis Alberto Spinetta, leggende pure loro.
Fito con Luis Alberto Spinetta.
Innamorarsi di un argentino è praticamente sposarsi anche con la sua musica.
Mi è andata molto peggio in passato
Voi direte, e quindi?
Il fatto è che Fito Paez, di cui io non sapevo nulla fino a un mese e mezzo fa, ha avuto una vita che sembra una sceneggiatura.
E infatti è diventata una serie Netflix meravigliosa.
Non serve sapere nulla di Fito Paez per apprezzarla.
Basta essere umani.
Io ho avuto i lucciconi varie volte, vedendo che vita ha avuto Fito.
Ho pensato,
ma quanto ammiro il dono alchemico di chi sa tramutare il dolore in bellezza?
Ha suonato dietro casa mia a Barcellona, Fito, mentre ero in Italia, e il mio compagno ha cambiato il suo volo per esserci al suo concerto.
Adesso so perché.
La prossima volta vado anche io.
Voi, intanto, guardate la serie.
Abbiamo finito davvero
Mi sono allungata un casino, quindi chiudo qui.
Ci sono mille cose che vorrei chiedervi, tipo se avete mai visitato Marsiglia, se anche voi siete cadute dal pero sull’esistenza di Fito Paez, se anche voi avete la Izzo-ite come me, se leggere le storie non tradotte è una spinta verso le altre lingue anche per voi.
Raccontatemi nei commenti, o via mail se volete più privacy.
Io fra un po' sono arrivata.
Noi ci risentiamo a fine mese, inizio ottobre, quando resistere al buio incipiente diventerà una sfida,
per le persone come me che amano i fiori di primavera, la condensa sui calici di birra fresca e le cicale.
E infatti in autunno e inverno, se non riesco a sfuggirgli, leggo ancora più del solito per fuggire almeno mentalmente.
Buon settembre.
Può sembrare un ossimoro, dirvi buon ritorno al vostro mondo, forse,
ma che bella energia possono avere gli inizi?
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Un'ultima cosa. Qua in fondo perché sono timida, perché idealmente non voglio che il produrre e lo stress entrino anche qui, insomma, per parebruttismo.
Però, con una certa pudicizia, comunque ve lo dico, perché viviamo in un sistema che è quel che è.
/intrusione del mondo reale ON/
E quindi: ho dei posti liberi per fare neurolanguage coaching di inglese insieme, tête à tête.
Per chi studia da anni, legge, vede film in inglese, e ancora svicola quando c’è da *parlare*: per vergogna, perfezionismo, o per parebruttismo, perché ci fa sentire incompetenti.
Se conoscete qualcuno a cui potrebbe interessare la cosa, inoltrategli questa mail.
/intrusione del mondo reale OFF/
Così, oltre che sbloccarsi un po’ e risolvere un problema, magari trova anche storie che nutrono.
Daje Paola. ❤️
Non mi si apre il link di Spotify peccato perché mi sono stufata delle canzoni maranza del mio adolenscemo 😂🤟