Catrame Extra | Inserto Infodemico 09
Marsiglia, India e Francia; matriarcato in Asia centrale; machosfere; panorami sonori; Uighuri in Cina
Breve premessa marsigliese
I link infodemici del mese
Fuori da qui: dove altro trovarmi, Neurolanguage Coaching, mondo reale, Instagràm, Notes, link all'archivio
Catrame Amarcord: dalla Repubblica Dominicana ai jihadisti, passando per delle giornaliste peruviane semi indigenti ma molto ironiche, incinte a Barcellona
Tempo di lettura: 13 minuti, meno se passate direttamente ai link.
Substack dice che questo post è troppo lungo per la mail, penso pesi perché ci sono un sacco di allegati link e cazzi vari. Per vederlo tutto, basta che clicchiate sul link “leggi il messaggio per intero” a fine testo, che dovrebbe apparirvi a un certo punto.
Non vorrete mica perdervi la mia faccia di stanchezza sul balcone.
Ciao compas,
Ben ritrovate e ritrovati 🌼
Come state?
Eccomi nuovamente di primo mattino, come piace a voi.
Sono appena tornata da un altro viaggio a Milano, andata in aereo, ma ritornata via terra, perché: 1) ma quanti cazz di ritardi stanno facendo gli aerei in questo periodo; 2) se vedo un altro aereo vomito — è molto diverso volare per vedere nuovi luoghi vs volare per andare a stare vicino a una persona che sta male; 3) se la vita ti dà limoni, tu caricali in autobus, e vai a Marsiglia a fare una limonata con le tue amiche, proprio nel weekend delle elezioni.
Marsiglia è un posto dove io sto sempre bene, una città a cui però, ecco, devi dare un attimo di tempo. Ne parlavo qui, nella sezione Note (visibile da app e sito), dove vi invito a seguirmi se già non lo fate, se volete che ci sentiamo più spesso. O se volete vedere la mia perplessità a trovarmi con una giacchetta sul balcone un due luglio a Barcellona. O leggere i miei deliri da piccola flâneuse sulle città e sugli sguardi, ciacolando con persone serie come
.In autobus ho ascoltato questo podcast: Jane Fonda che parla di vita, gioventù e vecchiaia con Julia Dreyfus (quella di Seinfeld e Veep) nel primissimo episodio di Wiser than Me, che vi ho già consigliato due volte e che vi consiglio di nuovo senza esitare: grande saggezza nei primi sette minuti (non conta, realmente, l'età numerica, ma la salute, che sembra una ovvietà ma non lo è affatto); un tornado a interrompere tutto nei primi venti minuti, Jane Fonda che parla da sola, la app del podcast che registra le parolacce di Julia Dreyfus che ha perso il controllo della situazione, l'allarme di casa sua che si attiva nonostante nessuno stia cercando di entrare. A meno che non contiamo il vento a chissà quanti km orari che scuote tutto, inclusi i sensori dell'allarme.
Meraviglioso, una masterclass per perfezionisti che non importa quanti soldi o esperienza hai… Se la merda deve accadere, accadrà. Shit happens. Sublime.
Ma passiamo ai link del mese.
2. La Rassegna Stampa Random del mese
Ci sono state le elezioni in India, e non sono affatto andate come ci si aspettasse. Sono andate, dal mio punto di vista, molto meglio: perché Narendra Modi è andato meno bene di quanto ci si aspettasse. Molto meno bene. E io, che dire, sono molto contenta. UNA buona notizia in un mare di disagio.
Vi lascio vari link: la puntata pre elettorale di John Oliver sull’India di Modi (inglese), con una lezione di aggiramento della censura da manuale alla fine. Io sono parziale perché amo il modo di John Oliver di affrontare le notizie di attualità facendo (solo apparentemente) il cazzone. E’ un modo di fare le cose che sento molto vicino.
Sempre sulle elezioni indiane, vi lascio anche questi due episodi di podcast in italiano, dove le due metà di Altri Orienti, Simone Pieranni e Matteo Miavaldi, discutono di questa storia delle elezioni indiane. Meritano entrambi. Il primo, in particolare, mi ha fatto pensare che davvero, a sto giro gli indiani ci hanno davvero fatto una lezione di democrazia. Non è retorica. Ascoltate, e vedrete.
I peccati delle madri: una raccolta di racconti da Caucaso e Asia centrale, da leggere gratis sul sito di Words Without Borders, partendo appunto da questa introduzione. (in inglese.) Matriarcato, eredità materiali e simboliche, in Azerbaijan, Kazakhistan, Uzbekistan e Croazia — a parte quest’ultima, che comunque nemmeno tanto, non esattamente posti che si frequentano spesso con la narrativa che troviamo comunemente. E quindi, ecco qui il link alla raccolta di racconti.
Come alcuni di voi che mi seguono da un po’ sapranno, sto attraversando / ho attraversato — sembra essere in via di conclusione, vivaddio — una fase luddista in questi mesi, per varie ragioni, dove davanti al computer ci volevo stare praticamente solo per scrivere Catrame. Durante la fase luddista, ho letto questo articolo sull’esplosione dei lavori blue collar negli Stati Uniti, in inglese, che mi ha rafforzato nella consapevolezza che se rinasco devo diventare falegnamessa, panettiera, o idraulica. O anche, magari, scultrice di lapidi da cimitero, che con l’invecchiamento della popolazione comunque è una professione in espansione (dai, passatemi il black humour da sopravvivenza alla frequentazione di quei posti complicati chiamati ospedali e case funerarie. Senza humour nero, avrei fatto una brutta fine già da tempo)
Il contrattacco politico e culturale della machosfera in Francia (che, immagino, sarà stata galvanizzata a bomba dai risultati di sto sbarbato di Bardellà con l’accento sulla A con il Rassemblement National.) Se volete fare esercizio di francese mentre pelate le patate e dire anche voi un mix di oh la la e porcaccialamiseria, vi consiglio l’ascolto. Se vi interessano codesti temi, sull’Italia e in italiano, leggete anche
di , e di . Giuro che non odiamo gli uomini, eh. Anche perché essere machote fa male a tutti, tipo agli uomini che si suicidano in massa come i lemming (di nuovo, mi arrogo il diritto di parlare così solo perché ho conosciuto il problema da molto vicino, e se non sdrammatizzio, muoro pure io.) Insomma, è un tema che riguarda tutte e tutti. Parliamone.Sempre in Francia, l’altro paese che mi ha flashato il cervello queste settimane insieme a Germania e India: un sacco di gente che ha votato sto Bardellà, che ha tipo ventotto anni e palesemente è stato parcheggiato lì dalla Marine che vorrà fare lei la presidente della République e quindi deve restare libera, le sinistre che se ne escono e accendono i ceri a Léon Blum e formano il nuovo Front Populaire, Macron che scioglie le camere così de botto, Marine Le Pen che si sfrega le mani, io e molti altri che ci chiediamo quale mossa machiavellica abbia in mente il Presidente a cui noi non arriviamo perché siamo gente semplice, insomma, avrei avuto una scelta di più o meno 800 diversi articoli e podcast di analisi da sottoporvi.
Ma siccome in Italia noi abbiamo lo stesso problema, e cioè che le destre spopolano, è sempre bene andare a fare le moviole a testa fredda e analizzare come ci si è arrivati, invece che fare gne gne gne e basta, che non serve a una sega (avevo detto lo stesso dopo l’elezione di Trump, ma non avevo Catrame per fare la Cassandra in pubblico, e passavo le mie giornate tra bambini di tre anni e inviati in Asia che non capivano perché lavorassi coi bambini di tre anni invece che avere lavori seri come i loro.) E quindi: una mezz’oretta di moviola, in francese, per chi ama la comunicazione politica, su come Bardellà sia riuscito ad avere tutto sto successo.
La rassegna infodemica continua dopo l’intermezzo:
Due volte al mese, il mio obiettivo è aiutarvi ad aumentare la diversità culturale presente nelle vostre vite. E’, in fin dei conti, un modo diverso (e adorabile) di fare politica.
Se il diverso lo ascolti, lo conosci, lo leggi, tenti di capirlo, da una posizione di apertura e curiosità, apprendendo dai e dei modi altrui di stare al mondo, è più difficile essere chiusi e bigotti. E non per forza questa apertura la si deve cercare attraverso il viaggio, che non è alla portata di tutti.
La cultura può permettere di aprirsi anche a chi non può o non vuole muoversi.
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Gli abbonamenti sono un impegno, e io voglio che per ora ci sia libertà da entrambe le parti. Però, se potete, ovviamente aiuta, perché il capitalismo.
Grazie Francesca M. e Claudio B. per le vostre donazioni (e per le parole di accompagnamento, che valgono tanto quanto. Grazieee)
Prendiamo aria dalla politica con questo pezzo leggero del Post, che risponde all’enigmatica domanda: dove vanno gli insegnanti in estate? Io, di solito, quando lavoravo a scuola, andavo in spiaggia vicino a Bangkok, o in Italia, in Indonesia, in Turchia, a seconda degli anni, perché non avevo consigli di classe e perché come sempre sceglievo meno soldi e più tempo, e dicevo no alla summer school coi bambini. La risposta è meno ovvia di quanto possa sembrare, invece, in Italia, per quei santi individui disposti a stare nelle scuole pubbliche, in locali spesso traballanti, sotto organico e guadagnando pochissimo, e oltretutto trattati pure da mangiapane a sbafo dal resto della società. (Mi piacerebbe essere tra loro, e avere la pazienza di fare cose tipo i concorsi, che qua si chiamano oposiciones. Se lo fossi, forse la mia vita sarebbe più tranquilla. E invece. Magari tra qualche anno, se mi passa il pepealculo, provo a diventare bibliotecaria.)
Il mese scorso è morta Alice Munro. Questo pezzo della scrittrice sino-americana Yiyun Li mi è piaciuto molto: la scrittrice ci racconta di come, in varie fasi della sua vita, sia tornata ai libri di Munro, e al suo modo di raccontare la trama della vita nei gesti e nei pensieri delle persone. Yiyun Li, se vi interessa, in Italia la pubblica NN Editore.
Mai come in queto periodo ho visto parlare di genocidio sui media generalisti e sui social network. Sono lontani i tempi della Bosnia e del Rwanda, direi, in cui ne parlavano praticamente solo quelli dell’ONU e i giornali più attenti agli esteri. E’ una parola sulla cui definizione c’è polemica non da ieri, peraltro, è un atto orribile che può essere portato a termine in varie maniere. In maniere ovvie e rumorose, come sta succedendo ora in Palestina, che se non ti accorgi è perché non te ne vuoi accorgere, e che viene (almeno nei media che leggo io, ma ho capito che sono in una bolla statisticamente insignificante) abbastanza ampiamente riportato e denunciato, praticamente da tutte le istituzioni possibili e immaginabili. E poi, ci sono i genocidi come questo, a fuoco lento e che non finiscono sui giornali, di cui parla
nel suo Appunti sulla Cina. Questo punto vale anche come consiglio di lettura, di questo libro qui, di ADD Editore, che tra l’altro sarà in sconto in versione ebook tra il 19 e il 22 luglio, sappiatelo.Visto che negli ultimi mesi un sacco dei numeri di Catrame li ho scritti da Phnom Penh o usando note scritte lì, vi lascio una cosa molto singolare per portarvi in città con me. In pratica, c’è un tizio olandese che va in giro per l’Asia a registrare le impronte sonore delle città. Ha registrato i venditori ambulanti di Phnom Penh, i dissidenti thai in manifestazione, ma anche il suono degli incontri di muay thai. Ecco, insomma, uno di sti personaggi che girano per l’Asia che a volte incontri che sono un po’ bizzarri. Vi ho messo il link all’episodio sui venditori ambulanti di Phnom Penh, così se cliccate su precedente o successivo trovate gli altri due episodi che ha fatto, di “impronte sonore”, altrove in Asia.
Ed infine, chiudo con un momento di politica, di analisi che parla di Francia ma che potrebbe pure parlare di noi: il paradosso francese per cui la società risulta più aperta e tollerante, eppure vincono le destre (in francese.) Per chi non parla francese, vi riassumo il succo, perché è disarmante nella sua semplicità. Gli atteggiamenti razzisti e di chiusura sono, statisticamente e per la Francia, più comuni tra chi è nato fino agli anni 50, e vanno a scemare man mano che si analizzano le scelte elettorali dei più giovani. Però, le destre prendono un sacco di voti, sempre. Perché? Per un fatto semplice e fondamentale: i vecchi votano. I giovani no. Quindi, alle urne i vecchi pesano più di quel che dovrebbero, e i giovani meno di quel che dovrebbero, dicono nel podcast. Che poi, ci sono pure molti più vecchi che giovani, se poi i giovani stanno pure a casa, o dimenticano di registrarsi nei paesi dove serve farlo, o non credono nel voto, o si dimenticano, o non sanno chi votare, o che so io: ciaone.
Chi non vota è parte del problema. Magari sono all’antica io, ma per quanto mi riguarda, quella di non votare è una scelta immatura, in realtà, pure se si prova ad argomentarla con argomenti di sinistra (da leggere con la erre moscia, qui.)
Io sono una ragazza semplice, e ritengo che chi dice che vada bene non votare si dimentichi un pezzo fondamentale di ragionamento: qual è l’alternativa che propongono, se il sistema attuale non gli va bene?
La domanda che mi affligge in queste settimane è: ma che cazzo vanno tutt3 a vedere il film della Cortellesi, a commuoversi per questa donna che più di tutto — spoiler — vuole mandare sua figlia a scuola ed esercitare il diritto di voto,
se poi nel weekend in cui si vota si fanno i cazzi loro?
Io vado a votare anche solo per avere voce in capitolo di incazzatura e borbottio.
Se non voti, per quanto mi riguarda, il tuo destino poi dev’essere quello di tacere per il resto della legislatura.
Tipo: e gli astensionisti, muti.
E invece no, di solito chi si astiene poi passa pure il tempo a dire minchiate qualunquiste ogni giorno che i numi mandano in terra.
Dice: eh, ma che pesante, Pa’, sei giudicante. Se sembra che sono giudicante, è proprio perché lo sono.
Mica sono Buddha che posso sospendere il giudizio su tutto, specie su una roba importante come le elezioni (tutte, non solo le europee.)
Mi sono ciucciata troppe dittature, golpe, quasi golpe, giunte militari e affini, per avere il lusso mentale di non dare importanza alle elezioni, e quello che viene dopo di esse.
Tutto il resto, è lamentela da bimbominkia europeo viziato.
A meno che non ci fossero ottime ragioni per non votare, raga, non è proprio un momento storico in cui sia il caso di fare gne gne gne più di tanto.
Comunque vabbè.
A livello italico, mi consolo che almeno, alle europee, nella mia città (Milano) l’affluenza non sia stata malaccio, e che le destre siano andate non bene.
3. Logistica: LinkedIn, materiali gratuiti per voi, Instagram, il link a Notes, il link all’archivio
Due volte al mese insieme con Catrame non ti bastano? Vieni su LinkedIn… In che modo lavorare con me è diverso da lavorare con un’insegnante random? Sono coach certificata ICF di Neurolanguage Coaching®. Quando non sono in fase rivolta luddista (essa permane, ma mi sto sbloccando) ne scrivo appunto spesso su LinkedIn. Qui, qui, e qui, potrete leggere meglio di che si tratta e di come funziona.
Se da tempo immemore vuoi parlare l’inglese, ma hai mille blocchi e non sai come fare e alla fine rimani sempre al palo… Sul mio profilo troverai un sacco di roba in archivio che ti sarà di aiuto, ed anche: vai qui e scegli la tua risorsa gratuita.
Inizia a sviluppare il tuo inglese parlato in autonomia; oppure, vai di self-coaching e vedi se è davvero la lingua inglese a bloccarti… O qualcos’altro. Un sacco di volte, posso dirlo ormai, soprattutto sul lavoro, sta storia dell’inglese parlato che è difficile non è solo responsabilità vostra. Come capita spesso, nella vita, è più complesso di così.
Su Instagram sono @migrabonda. Lo uso poco, principalmente per cazzeggio, e per leggere il prossimo, a volte tantissimo, e poi per giorni zero. Però oh, se volete, volentieri ci vediamo lì, eh!
Se leggete usando la app di Substack, possiamo seguirci anche sulla sezione Notes, dove a volte metto gli alert dei libri in sconto su Kindle Store se vedo cose belle, o dei consigli estemporanei di libri letti in passato. O condivido quanto mi fa ridere una notizia tipo che Putin ha ricevuto un “warm welcome” assolutamente spontaneo e sincero, sicuramente… in Corea del Nord. O varie cose di pensieri estemporanei.
È la prima mail che ricevi? Qui trovi l’archivio di tutte le altre :)
4. Catrame Amarcord
Un numero vecchio da andare a spulciare.
E anche per questo Inserto Infodemico, mie care, miei cari, abbiamo finito.
Grazie di esserci.
Ma assai proprio.
Sta newsletter è stata tipo l’idea migliore che ho avuto nell’ultimo anno.
Paola
Grazie della segnalazione Paola!
Il podcast con Jane Fonda mi attira tantissimo!
E trovo che il tuo obiettivo di incrementare la diversità culturale nelle nostre vite sia splendido ♥️