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Questo mese:
Di autunno, metallo, medicina cinese e spazio negativo
Nota a margine
Consigli latinoamericani ben più oscuri della lambada
Ultime letture + un consiglio di archivio da Managua
Un podcast di sole per scacciare il buio
Spazietto per francofoni con nulla di latino
In corner, l'arcano del libro *troppo orientale* secondo alcun3
Bottoncini e mondo reale
Il sommario è qui come un invito a saltare le parti che non vi chiamano.
La cosa del no alle regole, qui dentro, vale anche per voi.
L’autunno è di metallo
Lo sapevate?
A me aveva stupito questa cosa, inizialmente.
Ora, vent’anni dopo, mi sembra evidente.
L’autunno è statico, fermo.
Ci dice, sì, ma datti una calmata,
dopo il folleggiare estivo (e in tanti paesi occidentali, lo fa allungandoci un calice di rosso. Per fortuna. Pensate all’autunno senza vino. Un dramma.)
Ci invita a essere minerali, sto autunno.
Se siete me, anche a essere roccia sotto una copertina col maglione, e un sacco di zenzero.
Secondo la medicina cinese, siamo arrivati alla stagione che ha per elemento il metallo, che fa capo ai polmoni, secondo la medicina cinese, il nostro vero contatto con l’esterno.
Invita al lasciare andare, all’introspezione, al meditare, al valutare e al ricostruire.
Per certi personaggi (tipo me fino a qualche anno fa), una prospettiva terrificante.
Adesso la vivo un po’ meglio, principalmente perché dopo la chiusura del 2020, da sola in casa e da malata, un autunno da sana, con un coinquilino che oltre che essere il mio coinquilino mi ama pure, potendo comunque andare al cinema, in bici, in spiaggia a vedere il mare d'inverno e senza morti, ecco.
Mi fa una pippa.
C’è una cosa dove Milano batte senza dubbio Barcellona. La quantità di aceri con le foglie gialle meravigliose. Soprattutto nel verdissimo quartiere di mia madre, che diventa giallissimo.
Fermarmi a Barcellona, dopo una decade passata a rimbalzare di qua e di là, mi ha insegnato lo stare, quello con cui mi rompeva le palle il mio psicologo milanese (che ovviamente, essendo milanese, era mezzo cinese) e litigavamo, perché aveva accelerato troppo i tempi della terapia, ma quella è un’altra storia.
Naturalmente, dopo questo pippone sullo stare: indovinate dove passerò metà di questo novembre?
A Barcellona, stando, giusto?
Seguendo i cicli naturali, le stagioni, la medicina cinese?
No.
Ovviamente in movimento, nello specifico verso Milano, e poi Atene, perché un amico ha pensato bene di abbandonarmi a Barcellona, per andare a parlare il neogreco ogni giorno e smettere di studiarlo solo sui libri.
Quindi vado a rincorrerlo. Γειά μας.
Naturalmente, farò tutto questo lavorando, perché l’autunno è penitenza ma anche perché ho un piano diabolico per l’inverno, che quello sì che mi mette in crisi ancora adesso.
L’inverno non l’ho ancora integrato tanto bene nella mia vita.
E la cosa interessante è che ciò che non hai integrato in realtà occupa un sacco di spazio negativo nelle vostre vite, nella forma di un evitamento e di tutte le energie che ci mettiamo a dribblare le cose.
Non so se anche voi avete questa sensazione con le cose che non vi piacciono, che più cercate di passarci intorno e più quelle, moleste, ti si parano davanti.
Nota a margine
In tutto ciò, io avevo scritto il grosso di questo numero prima che iniziasse l’ennesima parte del conflitto in Israele/Palestina.
Avevo scelto il tema gotico perché era in tema con le giornate corte e l’arrivo di ciò che in italiano chiamiamo, con allegria estrema, il ponte dei morti.
Ovviamente, con quello che sta succedendo, di morti in giro ce ne sono molti di più di quello che mi sarei aspettata, ma qui non scrivo di politica.
Di tuttologi ce ne sono già abbastanza, su TV e social media (e scema io che non ho studiato tuttologia all’università, vi dirò) e io direi che di effetto Dunning-Kruger ne abbiamo già a secchiate.
Mi atterrò, quindi, allo scopo principale di Catrame, che è occuparsi di storie.
Il mese prossimo, se ho più sangue freddo e meno turbamento, e più distanza, vi racconto di una cosa legata ai libri che è anche legata alla escalation in corso.
Ma non oggi.
Se ho testa e fegato, tra qui e il prossimo numero magari leggo il libro di cui vi voglio parlare.
Ma abbracciamola, questa oscurità.
Tanto lei viene lo stesso
Sento già le giornate corte, ci incombono addosso Ognissanti, Halloween, il Día de los Muertos.
Ah, l’allegria (l’orrore) di buio, tisane, copertine, e piedi gelati!
Io voglio già scappare.
Invece, sto, vi faccio un mate e passo ai consigli di questo mese.
La Nostra Parte di Notte, Le Cose Che Abbiamo Perso Nel Fuoco e I Pericoli di Fumare a Letto di Mariana Enriquez, che poi è la donna col pentacolo al collo che ho scelto come ragazza immagine per la copertina di questo numero.
La stampa argentina chiama quello che scrive realismo gotico, e io lo adoro.
I suoi libri sono oscuri, gotici, rock, sociologici, femministi, politici. Li amo.
Alcuni dei racconti ti fiondano direttamente nel nordest argentino, tra spettri, selva, santeria e sincretismo, la maggior parte ti porta invece in città.
Che sembra la città che conosciamo, ma sopra ci aleggia uno strato di magia nera. Nei quartieri bene di Buenos Aires, come nelle villas miseria, quelle che noi conosciamo come favelas.
Qui trovate tutto, da Marsilio, e un paio sono già disponibili in tascabile, in Universale Feltrinelli, quindi, bomba, insomma.
Proprio in questi giorni, Mariana è a zonzo per l’Italia perché è uscito in italiano I Pericoli di Fumare a Letto, con una copertina piuttosto figa, fresco fresco di stampa (ragione per cui tipo tre settimane fa non lo riuscivo a trovare sul sito di Marsilio.)
Grazie, amici di Marsilio, per questa copertina viola su sfondo viola. La più riuscita, finora, delle traduzioni, a mio avviso, anche se pure quella de La Nostra Parte di Notte non era male.
Mariana è appena stata alla RAI a Fahrenheit, e vi consiglio caldissimamente di ascoltare la sua intervista, perché lei spiega molto meglio di me come riesca ad essere così gotica e contemporanea insieme. Si ascolta qui.
Il tutto è tradotto da Fabio Cremonesi, di cui ho letto altre traduzioni in passato, quindi andate proprio tranquille.
Premetto che io di Mariana leggerei pure la lista della spesa, e infatti è stata lei a sbloccarmi con la lettura in spagnolo, a farmi passare da “sono troppo pigra per leggere in spagnolo” a “ommioddio questo libro non deve finire mai”, con La Nostra Parte di Notte. Che è lungo più di 700 pagine e io l’ho preso in libreria quando lei ha fatto il firmacopie, e poi ho detto MA NON RIUSCIRÒ MAI A LEGGERLO.
La mia amica argentina, che si chiama pure lei Mariana e che fa la biblioterapeuta a Manchester, mi disse: no, ti sbagli, crea un universo e lo fa così bene che non ne vorrai uscire. Vedrai.
E infatti. Sono finita come Adela, un po’.
È pure una tipa divertente, Mariana Enriquez.
È venuta un po’ di volte a Barcellona da che vivo qui e, come quando avevo visto Amélie Nothomb a Milano, mi aveva colpito il contrasto tra l’oscuro di cui scrivono, e il fatto che ci si faccia un tot di risate alle loro presentazioni.
Chissà. Magari scrivono per esorcismo?
Io le capirei.
Questo mese, un po’ di esorcismo sarebbe servito pure a me, per non essere afflitta da quello che accade nel mondo.
E invece? E invece sono finita emotivamente sotto a un treno.
Ma quella è un’altra storia.
Altri consigli, tornando ai libri:
Mandibula di Mónica Ojeda, Alessandro Polidoro Editore. Allora, cioè, ero indecisa se consigliarlo, date un’occhiata. Anche qui ci sono adolescenti terrorizzanti, come nei libri di Mariana Enriquez. Non ho capito se questo mi è piaciuto. Ma è certamente memorabile nel suo metterti tantissimo a disagio. Punti bonus di disagio se a leggere è qualcuno che insegna o ha insegnato (io). Super bonus disagio se si è insegnato a bimbiminkia ricchi in paesi in via di sviluppo (sempre io).
Fango Rosa di Fernanda Trias, Sur. Qualcuno realizzi al più presto una scultura di Cassandra, e la faccia recapitare a questa donna. Oltre l’epidemia, c’è molto di più. Si parla di noi e dell’ambiente. Si parla di identità. Si parla di come le donne, spesso, costruiscano la propria identità intorno alla cura. Degli altri. Di se stesse, meno. E’ veramente bello. Sembra una storia lontana, ma a me come donna, come ex brava bambina che in primis dava cura agli altri e se stessa pazienza perché #crocerossina, ha parlato molto.
Il Canto del Fiume, Lorena Salazar Masso, Sellerio. Qui di sovrannaturale c’è poco… Non serve. L’esistenza stessa delle persone, per molti decenni, in Colombia, è stata gotica. Ho trovato questo libro in biblioteca e l’ho preso senza sapere nulla del tema solo per il titolo, che non ho capito perché non è stato tradotto letteralmente, perché è stupendo: Esta herida llena de peces. Cioè, Questa ferita piena di pesci. Cioè, un fiume. Una ferita sul corpo dolente della Colombia. Terribile e poetico. Non so perché l’hanno cambiato. Vi imbarcherete su una lancia, su per un fiume dell’interno colombiano, con una giovane donna e il suo bimbo. Accadono cose. Molte.
Il Ministero dei Casi Speciali, Nathan Englander, Mondadori (ndr se vi interessa, l’originale è in inglese, non in spagnolo) L’ho letto un casino di tempo fa, ma me lo ricordo ancora, e comunque in genere Nathan Englander, se non lo conoscete, ecco, conoscetelo. Si parla di regime argentino, anni 70, comunità ebraica di Buenos Aires (il protagonista si chiama Kaddish), censura, voli della morte. Ci sono anche sottotrame surreali, perché Englander è un grande fan di Kafka, e si vede. Io consigliandolo qui ho deciso che lo voglio rileggere. E’ oscuro, ma questa è la mia newsletter gotica, quindi ci sta tutto.
Ultime letture (in tema + una che no) e un consiglio di archivio dal Nicaragua
Cauterio di Lucía Lijtmaer (Argentina), Alter Ego Edizioni. Palleggia tra Barcellona oggi, Barcellona ieri, Londra, e Salem. Ci sono di mezzo delle streghe. (Non è colpa mia, sono le bibliotecarie che mi hanno inquadrato, con la stregoneria.) Amori rancidi, manipolazioni, pressione sociale (e voi quando lo fate un figlio?), protestanti in fuga verso il nuovo mondo, ragazzine che scompaiono per nascondere gravidanze, nativi americani che osservano bambine dai capelli rossi, chiedendosi se siano del tutto umane o no. Io l’ho letto in due giorni. Librone.
La Morte Goccia a Goccia di Andrés Montero (Cile), Edicola Edizioni. Racconti dall’immensità cilena, con punti di contatto tra l’uno e l’altro: pioggia, freddo, fantasmi, riflessioni sulla vita che è una cosa meravigliosa, ma anche dolorosa, enamorado de la vida, aunque a veces duela. Arrivare in Cile è carissimo pure se sei lì dietro, tipo in Argentina. Ma attraversare la cordigliera su un cavallo fantasma, quello è gratis. Volete mettere? A me piace sempre molto, quando i libri mi fanno viaggiare gratis (di fatto ho iniziato Catrame per far viaggiare pure voi.)
Il club degli incorreggibili ottimisti di Jean-Michel Guenassia (Francia). Allora, premetto che è un mattonazzo, ma a me piacciono i mattoni, la Francia, e le ambientazioni negli anni ‘60-’70 del ‘900. Si parla di Francia, URSS, Guerra Fredda, Guerra d’Algeria, società dei consumi, amore, immigrati italiani in Francia, e nascita del concetto di adolescenza, il tutto dal punto di vista di Michel che ha tipo 13 anni e molto tempo per pensare, poca (nulla) supervisione parentale, e una passione per gli scacchi. Come bonus, tutta una serie di personaggi memorabili, fuggiti in vari modi e per varie ragioni dall’altro lato della cortina di ferro.
Il consiglio di archivio di questo mese è La Donna Abitata, Gioconda Belli (Nicaragua), E/O.
Io l’ho letto tipo vent’anni fa, e mi aveva parlato un sacco, perché a vent’anni ero molto idealista, e non ancora una idealista sofferente e mezza esausta come lo sono ora.
Vi lascio una lunga recensione da Doppiozero, poi vedete voi se vi interessa o se è troppo lontano dai nostri tempi per parlarvi, troppo ideologico, schematico, troppo anni ‘70.
Io mi sa che lo cerco in biblioteca, per rileggerlo in spagnolo. Vediamo come mi parla a quarant’anni invece che a venti. Magari voglio prendere tutti a schiaffi. Per me sta diventando una sensazione comune, tipo che mi sto tramutando in Franca Valeri.
Gioconda Belli, oltre che romanziera, è stata anche parte del movimento sandinista, quindi insomma, è una tosta. E’ una che la politica l’ha fatta sul serio, anche col proprio sangue, dato che ha perso il marito nella guerriglia.
E’ il secondo libro che alterna la narrazione tra due epoche, dopo Cauterio, e la mia terapeuta mi direbbe che non è un caso — nel prossimo numero, magari, vi racconto di com’è riguardare la serie Band of Brothers con vent’anni e molta consapevolezza in più sul groppone, e farlo con qualcuno a fianco che sì viene da un paese che ha sì un vissuto traumatico, ma non quel vissuto traumatico lì. Sto pensando molto al tema degli antenati, e del trauma ereditato.
Un podcast luminosissimo
Direi che dopo tutto sto gotico, gli spettri, i fantasmi, la guerriglia, la guerra, le streghe, le adolescenti cannibali e compagnia cantante, io non so voi, ma ho voglia di sole.
Quindi: beccatevi questo. Sì, lo so che è in inglese, ma lo sapete che questo è uno spazio fluido tra lingue, e la cosa bella dei podcast è che si può anche ascoltarli a 0.9 o 0.8, a dieci minuti per volta, per fare pratica, se si vuole.
In pratica c’è Julia Louis-Dreyfus, quella genia di Seinfeld e Veep, che intervista unicamente donne di più di 50 anni.
La lista di invitate include Isabel Allende, Fran Lebowitz e Jane Fonda.
Capite che vale lo sbatti, dai.
Si parla di vita, invecchiamento, amore, femminismo, lavoro, famiglia, di tutto.
Con tutte quelle donne di quell’età che le rende meno visibili, perché viviamo in un mondo dove visibilità e materassabilità secondo lo sguardo maschione vanno mano nella mano, il che è una cagata pazzesca, per quanto mi riguarda.
Datemi mentori, sorelle maggiori, sagge donne coi capelli grigi, più esperienza di vita di me e delle opinioni da esprimere, ve ne prego.
Quindi, grazie Julia.
Per me ogni episodio è una botta di dopamina.
Provateci, e ditemi.
Se non sapete dove iniziare, fatelo con l’episodio di Isabel Allende.
Io voglio invecchiare come lei, innamorandomi a 80 anni e mangiando edibles di maria.
Un’aggiunta a tradimento
Così, il giorno prima dell’uscita, e pure fuori zona, sempre per rimarcare la natura random di questo spazio.
Francofon3, a me!
Se non lo siete, meglio.
Una roba in meno da volere, dico io.
In pratica oggi ho sentito un podcast super interessante con Emmanuel Carrère, che a me piace assai, dove lui parlava delle sue origini russe e georgiane: una regione del mondo su cui dire che sono capra integrale è dire poco.
E io, quando sono capra, cerco di porvi rimedio.
Carrère ha partecipato al primo numero del nuovo magazine di giornalismo letterario Kometa, con un pezzo sulla Georgia.
E niente, sto magazine lo stanno mettendo su con un crowdfunding, cosa che mi ha dato gli occhietti a cuore.
Quindi, se leggete il francese e volete supportare un progetto che parli di Est con spazio, tempo, competenza, e amore, e vi avanzano 20€, con quelli potete finanziarli e comprare il primo numero, o per 10€ avere accesso online, o gratis, la newsletter.
Mi ha molto incuriosito, quindi ve lo passo. Mi piace sempre, supportare ciò che è piccolo e nuovo.
Abbiamo finito!
Spero di averti lasciato un consiglio interessante qua o là.
Fammi sapere.
Ovviamente puoi anche dirmi che una cosa ti ha fatto schifo, come aveva fatto un’amica con un libro che le avevo consigliato con amore, e che mi aveva detto,
Cara, grazie eh, ma è veramente troppo orientale.
Che era un critica che non avevo ancora sentito, prima.
Se ti sembra che l’ultima parte sia identica al mese scorso, è perché lo è.
Il libro troppo orientale, care amiche e cari amici, era questo. Sveliamo l’arcano.
Dopo i numeri 2 e 3 sono arrivate le mie prime promesse di abbonamento (e mi sono emozionata perché vuol dire che sto facendo una cosa che vi piace), però per ora non voglio attivarne, di abbonamenti.
Se volete comunque offrirmi un caffè per ringraziarmi, cliccate sul bottone qui sotto.
Se dieci di voi mi offrono un caffè, quei dieci caffè diventeranno un libro da 20€!
Se vuoi lasciare un commento, clicca qui sotto o rispondimi via mail (io AMO ricevere le vostre risposte, assai. Il mese scorso qualcuno mi ha detto che rischia il default economico per colpa dei miei consigli di libri. Io sono stata felice, forse la mia lettrice meno :D )
Se a te, o a qualcuno che conosci, potesse servire un po’ di Neurolanguage Coaching® per parlare finalmente bene l’inglese senza stressarvi a morte, io mi occupo proprio di quello. PENSA TE LA COINCIDENZA!
In realtà sono piena (anzi, booked out, dicono quelli cool) per il trimestre, però c’è sempre la mia Language Coaching Clinic, nel caso tu oggi ti svegli e scopri che domani hai un colloquio in inglese (capita. Spesso!)
Ti lascio quindi il link alle info, e eventualmente al fantastico mondo di chi parla l’inglese a mani asciutte e cuore tranquillo.
Sono riuscita a leggerlo solo oggi 😅
Però quando apro il link sull’articolo su Gaza non posso leggerlo perché dovrei essere abb(u)nata 😔
Ahhhhhhhhh di Enriquez ho letto Le cose che abbiamo perso nel fuoco, e l'ho amato. Ho anche visto la presentazione di Fango rosa, con l'autrice, ma non l'ho comprato perché ho una lista di roba da leggere di centinaia di libri e io sono BLOCCATA. Ma mi sbloccherò. Grazie per tutti questi consigli!