Ed eccoci di nuovo insieme.
Troppo bella, sta storia delle newsletter.
[Primo numero? Qui trovi l’archivio :) ]
Ho appena aperto un canale Telegram solo per il viaggio, Asfalti d’Asia, sempre nel campo semantico del ministero dei trasporti, perché mi piace provare a fare cose nuove e perché mi sto stancando sempre più di FB e IG, mi distraggono e mi distruggono l’attenzione.
Che poi è anche perché è nato Catrame.
Ti sto invitando perché sopporti i miei pipponi bimestrali, e voglio farti vedere quanto sono cazz*na in realtà, e anche condividere il mio amore per questa fetta di mondo (se non l’hai già notato.)
Immagini, acquerelli, vocali su cose cretine, insomma, ancora meno serio di Catrame. Se vuoi unirti, siamo già una banda di venticinque soggetti. Questo è il link.
Ma passiamo ai pezzi del mese.
*ACDC: a cazzodicane, detto anche a genitale di canino.
Rieccoci, io e l’Omino del Cervello con troppo input dentro e il mal di testa,
In diretta da Kuala Lumpur e con il jetlag non ancora sconfitto perché l’anzianità, la pancia piena a rotazione di cibo malay e poi indiano e poi hokkien.
Sono arrivata con una tosse tremenda che mi trascinavo dal 23 dicembre.
Nelle prime 16h di permanenza nell'umidissimo del sudest asiatico mi era già passata. Incredibile.
I miei bronchi ringraziano. La vostra amica panda è tornata nel proprio habitat dove 18C sono freddo — e ho scoperto che KL col cavolo che ci arriva, sotto i 20C in inverno. Io, ingenuamente, pensavo che fosse simile a Bangkok che a gennaio stai da dio e la mattina in motorino serviva il giacchetto.
Eh no. Però:
Io nei miei anni di vita di queste parti non mi sono mai lamentata di due cose: il cibo, e il clima. Dopo sei anni e mezzo di assenza e circa cinque giorni di ritorno, posso confermare che queste due componenti costituiscono uno degli habitat dove sto bene sul pianeta.
Comunque, torniamo a noi: ecco un po' di link di cose interessanti per distrarti dal Sunday blues.
La mail infodemica domenicale è piaciuta un sacco l'altra volta, quindi, rieccoci di domenica.
In rigoroso ordine sparso, ecco i pezzi e podcast del mese.
Matrescenza: sembra una parolaccia, o anche un processo chimico cugino della putrescenza, e invece pare che sia il termine antropologico che descrive quel che succede a una donna che diventa madre. Lo sapevate? Nemmeno io. Ed è uscito pure un libro sul tema. Io probabilmente non sarò madre, non per decisione netta, né per avversione ai bambini e nemmeno per impossibilità conclamata, semplicemente perché la vita è andata così (e siamo legione, noi del “it just didn’t happen”, solo che non siamo un gruppo che fa molta notizia), ma sono comunque molto interessata al processo. Anche perché ci avete fatto caso? Quando nasce un bambino, tutti chiedono come sta il Cosetto, meno persone chiedono come sta la neomamma. Io, più che della madre, forse ho l’animo della doula.
Io non ci ho mai pensato, ma è vero che quando ero piccola si usava di più, sequestrare la gente, in Italia. Se siamo coetanei, è possibile che anche voi vi siate preoccupate, da piccole, per Farouk Khassam e il suo orecchio. Io in effetti non ci ho pensato finché non ho letto questo titolo, ma è proprio vero che non c’è più l’anonima sequestri di una volta (e per fortuna, scriviamolo a scanso di equivoci.)
Siccome sono io, non posso fare a meno di osservare dall’articolo linkato dell’Unione Sarda qui sopra che Farouk sta bene, ed è diventato pure il tipo di uomo che mi fa dire AH PERÒ. Salute a lui. E scusate se non è professionale, d’altro canto, mica sto lavorando io, qua, mi pare.
Sto scrivendo con un ice kopi-C , un beverone di caffè ghiacciato gigante, perfetto per levarmi la cittadinanza perché non sto bevendo il caffettino al bancone e mi sembra comunque di essere tornata a casa.
Perché di casa puoi averne più di una, ho scoperto negli anni.
Com’è andata a finire, con tutte quelle storie pazzesche dal mondo? L’ultima puntata di Globo del 2023 spazia dal Nagorno-Kharabakh alla Thailandia, passando per la Spagna e la Russia. Perché se è pur vero che quel che sta accadendo ora in Palestina e Ucraina è sanguinoso, rilevante e storico, non sono le uniche cose che stanno accadendo là fuori, e questo ne è un ottimo riassunto.
E fosse solo che non si parla di Gaza (che poi, nella mia bolla si parla un botto di Gaza, mi dicono che sui media generalisti italiani no, boh. Io leggo di Gaza praticamente ovunque, ogni volta che apro i social, ogni volta che guardo un sito di news o la mia inbox di Gmail, ma è vero che il mio ovunque non include il Corriere o Repubblica.)
La varietà nelle storie di esteri secondo me è una cosa importante, e con poche eccezioni, in Italia stiamo messi male, da tempo, purtroppo.
Gli esteri nei giornali esistono solo se qualcosa tocca personalmente l'Italia, o se è folkloristico.
Ma sembra che l'analisi lucida sulle dinamiche politiche dei paesi degli altri sia ritenuta poco interessante, ragione per cui poi le persone trattano “l'estero” come un puzzle cartonato di stereotipi pessimi, e non sanno nulla di cose in corso da anni.
Io non scherzo, quando dico che ho studiato le lingue perché voglio leggere le notizie da più fonti possibili. Come nerd di scienze politiche, ha assolutamente senso.
Tipo: la pulizia etnica dei Rohingya in Birmania, ancora in corso, peraltro: pur se per mia fortuna non dipendo da essi per informarmi e li seguo pure poco, mi pare che ci sia sempre stato silenzio completo sul tema, sui media italiani, da sempre. Probabilmente anche perché il picco ha coinciso con l'arrivo in massa dei siriani nel Mediterraneo, all'epoca, e c'è spazio solo per una crisi per volta, nell'agenda mediatica, come nella testa delle genti.
Qualche numero fa mi chiedevo cose sul futuro di ISIS, con tutti sti bambini che stanno crescendo nei campi profughi con la narrazione dei giorni di gloria perduta del Califfato (ne sentite parlare nel podcast BBC indicato in quel numero, quello su Shamima Begum, nelle ultime puntate.) Ed ecco infatti che l’ISK, cioè Khorasan, cioè l’ISIS afghano, ha fatto una strage in Iran poche settimane fa. Questa strage è l'ultima di una serie di attentati, avvenuti tra Afghanistan e Pakistan negli ultimi mesi, con buona pace dei talebani che un anno fa circa dicevano li abbiamo neutralizzati. Come no.
Voi ne avevate sentito parlare, di tutto questo, prima del giorno dell'attacco e pure dopo? No? Ovviamente no.
Ecco.
A proposito di Iran: vi dice qualcosa il nome Mohammed Mossadegh? In Iran, prima del regime degli ayatollah di oggi, prima di Ahmadinejad, ancora prima del regime dello Shah di Persia, c’era lui, ed era un personaggio veramente tosto. Ovviamente non poteva che finire malissimo. In questo podcast, viene raccontata insieme allo storico Ervand Abrahamian l’Operazione Ajax, sì, come il detergente, iddio. Operazione che ha portato poi, col tempo, all’Iran che vedete oggi.
Il male viene dal mare, in Italia. Siamo un paese molto più di terra che di mare, con buona pace delle repubbliche marinare, che sono state un’eccezione a livello storico. (Un’altra cosa che ci accomuna alla Thailandia, aggiungo io, insieme all’ossessione per il cibo, e alla tendenza ad amare gli uomini forti in politica.)
Ne discutono, di nuovo su Globo, Eugenio Cau e Francesco Marelli. (Oh raga, che vi devo dire, cerco di mettere anche cose in italiano e Il Post è una testata che mi piace, soprattutto fanno dei bei podcast.)
Qui vi metto Nick Cave che parla di vita, fede, speranza e massacro (podcast). Non credo servano spiegazioni o convincimenti su Nick Cave. Anzi, vi lascio anche il link alla newsletter di Nick Cave, dove chiunque può chiedergli cose e lui risponde, e si va nel profondo piuttosto in fretta. A volte si piange. Io vi ho avvertito, eh?
Non vi bastano le raccomandazioni di libri di Catrame normalna? Qui trovate il meglio del 2023 secondo la redazione del Guardian: qui la fiction, qui i thriller, qui fantascienza e fantasy. Poi non ditemi che non vi voglio bene.
Hanfu, 漢服, è il nome dell’abito tradizionale cinese femminile. In questa infografica favolosa, il South China Morning Post racconta la storia e il revival dell’abito tradizionale, con un sacco di illustrazioni, spiegazioni e contesto (ad esempio ci dice anche come si differenzia dall’hanbok coreano e dal kimono giapponese.) Vedetelo da desktop però, se possibile, che uno schermo mobile non gli rende giustizia.
16 movimenti per mantenere il corpo sano e funzionale. Voi riuscite a farli tutti? Io sono molto soddisfatta del mio numero 2. Ogni volta che torno in Asia adoro, dove ci sono comunità cinesi, vedere gli anziani la mattina al parco fare passeggiatine, praticare il qi gong o il tai chi. Taipei era il top da questo punto di vista. Quando vivevo a Bangkok, mi ricordo che andavo spesso vicino al fiume dopo il tramonto, dove un sacco di signore e qualche signore maschio facevano aerobica all’aperto, mentre io li guardavo in panciolle bevendo caffè freddo, con l’arroganza dei giovani che non hanno mal di schiena. Mi metteva allegria guardarli e vedere come non gli interessasse essere bravi, ma solo muoversi, senza imbarazzo e con un sacco di buena onda.
Non so se era in Storia di Sima di Bijan Zarmandili (nottetempo) che un personaggio diceva, degli occidentali, che siamo così arroganti perché passiamo troppo poco tempo seduti con il culo lontano da terra, addirittura quando facciamo la cacca.
Io sono d’accordo con quel personaggio, e anzi, ritengo che molti anziani in Asia e nel mondo musulmano siano più in forma proprio perché passano più tempo seduti per terra, cosa che noi non facciamo abbastanza.
Io a casa ho due tappetini thai e spero che il tempo che ci passo, e quello speso ad alzarmi da terra senza mani, mi faccia arrivare in forma come le vecchiette dell’aerobica al parco di Bangkok, alla loro età.
Chiudo con una cosa inusuale: delle tag di Instagram, se lo avete.
Io non lo avevo fino a due anni fa, non lo uso molto, e pur di non farmi friggere il cervello da un reel poi da una foto poi da un da un carosello poi da un altro carosello, tutto lungo 5 secondi (aiut’, sono lenta e amo i pipponi) ho pure aperto Catrame. Però, è il modo più visivamente impattante di parlarvi della cultura nyonya / Peranakan degli Straits settlements nei territori malesiani in epoca coloniale. Qui c’è anche un articolo su questa cultura sino-malesiana che produce tessuti e arti decorative che la prima volta che le ho viste, nel 2008, mi hanno fatto innamorare per il livello di lavoro e di dettaglio, e per i colori brillanti.
Domani partiamo da KL per Malacca e dopo ancora per Singapore, per andare a rivedere un amico, e non ci posso credere di essere tornata in questa fetta di mondo, finalmente.
E’ stato difficile decidere di mollare tutto e partire, ora sono grata.
Chiusura & logistica
Spero ci sia stato qualcosa di interessante per te anche questo mese.
Come sempre, se leggi via mail e vuoi rispondermi e dirmi com’è andata, te ne sarò grata, come lo sarò se mi lascerai un cuoricino o un commento, se leggi sulla app.
Se vuoi sbloccare il tuo inglese parlato con me in primavera — perché sono in giro in un fuso orario merdolissimo per lavorare con l’Europa e soprattutto non mi voglio stressare la vita quando non so bene come sarò messa con internet, ti lascio il link.
Puoi anche parlarne a chi potrebbe averne bisogno secondo te, ovviamente. La mia pagina è in inglese, perché lavoro con gente di varie lingue, ma voi potete farmi tutte le domande che avete in italiano, ovviamente.
Vi lascio anche il mio LinkedIn, di apprendimento linguistico, troll interiori, multilinguismo, intercultura e meme quasi ogni venerdì. Da fine febbraio lo cagherò di nuovo. Si tende a parlare male di LinkedIn e io posso pure capire, ma per quel che mi riguarda, se segui le persone giuste impari tante cose, come con tutti i social. E mi frolla meno il cervello degli altri. Io ho incontrato virtualmente anche altri language coach e insegnanti che hanno cose interessanti da dire. Una di loro vive a Singapore e settimana prossima andiamo a berci un caffè, nel mondo reale!
Se hai scoperto una autrice o un autore strepitoso di un qualche altrove… dimmelo! Io sono sempre a caccia di letture. C’è qualcosa di pazzesco da un qualche altrove che mi sono persa?
Vuoi supportare Catrame? Invitami per un nasi lemak, una birretta, un kaya toast! Oppure, racconta a tutti quanto ti garba Catrame.
A risentirci prossimamente.
Hai mai visitato il sudest asiatico?
Se la risposta è no, spero di farti venire voglia di fare un giro, andando oltre al solito trio di sabbia / sole / mare / cibo che affligge questa zona del mondo nella rappresentazione mentale di chi ci viene in gita e basta.
C’è veramente tanto di più da vedere, imparare, mangiare, assorbire.
A presto, e grazie di leggermi 🐯
Paola