Catrame Extra | Inserto Infodemico 06
E l'Iraq, e la vulnerabilità dei corpi dormienti nella notte
Ben ritrovati, compas.
Io ho iniziato questo numero in aereo, e lo sto continuando a Milano. Ero arrivata col cielo blu e le magnolie di primavera, di cui non ho affatto goduto perché stavo fisicamente per niente bene, e facevo casa-ospedale, ospedale-casa.
Quando sono stata meglio, ha iniziato a piovere, la temperatura è scesa a 10C, e nient’. Io ho risposto aggiungengo al loop casa-ospedale anche le mie amiche benedette, solo un paio di volte perché comunque ho addosso una certa stanchezza cortisolica che non mi molla, un po’ perché per il jetlag mi addormento alle undici di sera, violentemente, telefoni per terra, luci accese, Kindle precipitati, e poi mi sveglio alle 5. Non mi sto impegnando troppo a superare il jetlag perché… Poi riparto.
Questo mese, riflessioni e link:
Lo stesso viaggio di mille volte prima: ma la rotta cambia con la Storia
La Rassegna Stampa Random del mese
I gesti non sono culturalmente neutrali, anche se in Italia si crede di sì
Una microstoria molto importante da Tutti I Nostri Corpi, dalla Bulgaria, per salutarci b
1. One night in Baghdad
Basra, Nassiriyah, Kerbala, Baghdad, Samarra, Kirkuk.
Vi dicono niente?
A me tantissimo, perché nel 2003 avevo ventun anni, studiavo scienze politiche e mi rammaricavo che nella mia facoltà a Milano non si potesse studiare l'arabo (poi lo aprirono due anni dopo, ma io avevo dato già mille esami e non volevo allungare i miei studi.)
E seguivo tutti i casini di quello che succedeva in Iraq e in Afghanistan all'epoca, Guantanamo, Abu Ghraib con gli americani che torturavano gli iracheni e Falluja dove gli iracheni facevano a pezzi i corpi americani e li trascinavano con le jeep, gli americani torturavano gli iracheni con il waterboarding, la privazione del sonno, la musica metal, i cani minacciosi; sta faccia di cazzo di Donald Rumsfeld su tutti i giornali sempre insieme a Bush, Bush con il suo ridicolo striscione “missione compiuta”. Halliburton e i suoi inciuci, Dick Cheney, Paul Wolfowitz, le think-thank neocon, tutte queste amenità molto early noughties.
Tutte ste cose che succedevano mentre, a casa mia, io ero giovane, avevo appena iniziato a lavorare, studiavo, avevo tanti amici e stavo col mio primo amore. Mio padre era vivo. Tutti lo erano. Non pensavo sarei mai andata via dall'Italia o da Milano, perché ero contenta di quel che avevo e facevo.
Quello che ero si stava creando.
Mi piaceva viaggiare, ma non avevo fatto nemmeno l’Erasmus perché non volevo chiedere soldi ai miei e mi ero detta, farò uno stage dopo che ho studiato – e lo feci. (A Istanbul. Dove mi si è aperto un mondo, e dove non ho più voluto tornare a stare in Italia.)
E quindi, che c'entra l'Iraq?
Tantissimo, perché ci sto passando sopra in aereo di notte, proprio mentre scrivo.
Il mio aereo sta passando sopra l'Iraq —impensabile fino a pochi anni fa, quando Bangkok - Milano un paio di volte l'anno me la facevo.
Basra vista da sopra era enorme, e piena di luci.
Viva. Sembrava molto viva.
Lo stesso ho pensato passando sopra Nassiriya.
Il punto è che a volte a noi questi posti sembrano solo nomi sui giornali, in TV, sui social o dov'è che leggete le notizie.
Ma sono posti reali popolati da gente reale, e se cambia la situazione geopolitica, per loro è il quotidiano, a cambiare.
Mi ha colpito molto, la rotta che sto facendo per tornare. A un certo punto l'hanno cambiata. Inizialmente segnava che saremmo passati tra Aleppo e Homs, altri luoghi di cui ho letto durante un'altra guerra. Invece poi si è passati sopra Diyarbakır e Ankara (con me che facevo ciao Turchia con la manina nella notte.)
Non andavo a Bangkok da anni, e come sapete, adesso sto facendo un avanti e indietro supplementare, proprio ora che pensavo che non avrei messo piede in Italia per sei mesi.
Anni fa mi pare si passasse sopra Arabia Saudita e poi Libano o Israele. E poi Cipro, la Turchia, la Grecia, l'Italia.
Sono partita dal Bahrain che pioveva. Cosa che mi ha stupito perché, ci manca l'acqua a Barcellona e in Bahrain di notte piove. Pensa te.
Mentre il resto dell'aereo dorme, come al solito io sono quella sveglia.
Accanto a me c'è un anziano afghano delle dimensioni di un armadio, le spalle così larghe che arrivano al mio schienale. Davanti a me, una che si è reclinata subito appena partiti. Sono confinata nel finestrino, e guardo il panorama notturno un po' perché lo faccio sempre, un po' per non avere una mega botta di claustrofobia.
E vedo: fuochi. Una moltitudine di fiamme, singole e controllate, alte nel buio. Tantissimi fuochi a punteggiare la notte, che credo proprio siano pozzi petroliferi.
Cioè, la ragione principale per cui sono accadute molte delle cose che ho citato all'inizio del post. La disponibilità di greggio nella pancia dell’Iraq. La foto sopra è di Basra.
Io nei voli lunghi in aereo, sia in compagnia ma ancora di più da sola, mi sento sempre la pelle sottile, il cuore più vulnerabile. Soprattutto quando non sto andando e venendo per dei viaggi, ma per spostamenti dovuti ad altre cose della vita.
Mi sentivo così quando sono andata in Argentina l'anno scorso, dove avrei conosciuto la casa dove i genitori di Martín abitavano, senza più i genitori, ma con i loro oggetti rimasti indietro.
Mi sentivo così quando andavo e venivo da sola da Bangkok, nei primi anni dopo la fine di una storia tossica finita proprio a Bangkok, che aveva lasciato tante scorie e un sacco di lavoro interiore da fare.
Mi sento così ora, in un volo comprato pochi giorni fa, con mille pensieri per la testa e lo stomaco dolorante da una settimana.
Mi sentirò così ripartendo, probabilmente, perché mi hanno detto che per i canoni del padiglione dei malati terminali… Mia nonna non sta così male. Quindi non si sa quanto durerà questa situazione.
Gli aeroporti sono nonluoghi rumorosi e caciaroni. Ma gli aeroporti di notte sono tutta un'altra cosa — come anche gli aerei. Silenziosi, spesso vuoti, spazi enormi (ok, questo in aereo no) pieni di estranei che dormono.
E cosa c'è di più vulnerabile di una persona dormiente? In nessun'altra situazione vedi tutte queste persone sconosciute dormire.
Io sono quella che invece non dorme mai, e mi sento sempre un po' una sentinella. Fuori a guardare i fuochi dei pozzi petroliferi. Dentro, ad ascoltare tutto quello che mi muove tornare a casa due mesi prima del previsto, a salutare la donna che mi ha cresciuto, insieme a mia madre.
In questo viaggio di circa 24 ore ne ho dormite 3.
Sono cose che ti sballano un po' la percezione del tutto.
Il mio cervello dice: mi piacerebbe andare in Iraq.
Pare che ci si possa andare ora,
di Pain de Route, che dieci anni fa era anche la mia nipote emotiva che mi raccontava cose via vocale dai retro dei camion in posti improbabili, seduta in mezzo ai carichi di patate, mentre io finivo la giornata di lavoro a Bangkok, c'è appena stata e mi ha fatto venire voglia di andarci anche io, prima o poi, anche se immagino che sia un viaggio abbastanza complicato.Quando ero bambina mi ricordo che dalla stazione di Haydarpaşa a Istanbul partivano i treni per Baghdad. Si chiamava Taurus Ekspres questo treno, e ha funzionato fino al 2003, arrivavi in treno fino a Basra.
Quando vivevo a Istanbul, anni fa, ormai, passavo spesso davanti a Haydarpaşa con il vapur, il traghetto, e pensavo a quanto sarebbe stato forte fare Istanbul - Baghdad in treno.
Anche se ho mille altri posti ancora da recuperare, tipo la Georgia, che mi scappa da anni, quindi chissà, l’Iraq è uno di quei posti dove se c'è una finestra di calma, si deve correre, se non si vuole finire come sono finita io con la Siria (visto negato, guerra scoppiata, catastrofe umanitaria, zone archeologiche fatte a pezzi dall’ISIS. Ciao Aleppo)
2. La Rassegna Stampa Random del mese
Un carosello Instagram di Amnesty International Argentina. (spagnolo) a fine marzo c’è stato l’anniversario della presa di potere da parte dei militari in Argentina, nel 1976, durata fino al 1983. In questo serie di fotografie delicate e dolenti, il fotografo Gustavo Germano ricrea foto d’epoca di famiglie che hanno perso membri nella giunta. A me sono venuti i lucciconi. In questo momento come mai è importante che se ne parli, perché in Argentina il presidente Milei, oltre che prendere misure economiche assurde, soprattutto sta anche negando che il periodo della dittatura militare sia stato poi così male, e che no, non ci sono stati 30,000 e passa scomparsi, e comunque, erano sovversivi, quindi un po’ se lo sono meritato. Capito come stiamo? E quindi, niente. Per fortuna in Argentina la società civile è molto attiva, e gli rispondono per le rime. Vogliamo aggiungere a #putinmerda e #bibimerda anche #mileimerda? Per me è un sì.
Restiamo in America Latina: avete mai sentito parlare dello stretto di Darién? E’ una delle zone più pericolose del pianeta per i migranti. E adesso, come se non bastasse dover migrare a piedi attraverso una giungla piena di fiumi da guadare, predoni, animali selvaggi, e chi più ne ha più ne metta… I migranti, principalmente latinoamericani, ma con una piccola componente di persone in arrivo attraverso viaggi vertiginosi dal Medioriente e dall’Asia, devono pure schivare i giornalisti della destra americana che vengono ad ammorbarli per poi sbatterli in prima serata in TV come se fossero pericolosi terroristi in arrivo a conquistare l’America. Il giornalismo di merda non è un problema solo italiano. (tutti i link in inglese)
Come sapete, la questione di quello che sta accadendo in Birmania mi sta particolarmente a cuore perché, in un mondo mediatico occidentale che parla unicamente di Ucraina e Gaza, Gaza e Ucraina, tutte le altre crisi umanitarie e soprusi sembra che spariscano. E invece la situazione è pesantissima, anche se nella capitale, Yangon, uno magari nemmeno se ne accorgerebbe. Vi lascio una delle puntate recenti di Altri Orienti sul conflitto in Birmania che in mezz’oretta vi dà contesto e aggiornamenti. E poi, vi lascio di nuovo il link al progetto birmano-thai Visual Rebellion, per sapere cosa sta succedendo in Birmania, e per supportare chi lo racconta che mai come adesso ha bisogno di soldi e protezione, dato che il governo militare ha deciso che arruola tutti. Link in italiano e in inglese.
Quando collaboravo come stagista centometrista con Amnesty Italia, circa vent’anni fa, avevo conosciuto una ragazza di nome Lau, che era israeliana. Era attivista con noi ed era in Italia perché era obiettrice di coscienza. Era pacifista, era contro le politiche espansioniste di Israele, e due anni nella IDF non ce li voleva passare. Solo che l’obiezione di coscienza non era prevista, e quindi era praticamente scappata via. Il giornalista Murat Cinar (disclaimer: è mio conoscente e racconta la Turchia in maniera sempre aggiornata nel suo canale Telegram, qui) ha scritto un pezzo sul caro prezzo che pagano gli obiettori di coscienza in Israele che mi ha fatto ricordare di Lau, e di quanta cazzimma si portava dentro. Murat scrive in italiano.
In Cina, molte donne scelgono di restare single per ragioni politiche, perché, parole loro “che tu sia una persona di successo o meno, sei sempre tu quella che fa più sacrifici in casa”. Xi Jinping non è contento, e ovviamente, sta dicendo che si deve cambiare la cultura intorno alla famiglia e all’allevamento dei figli, perché lo stato, qualunque stato, ha sempre qualcosa da dire sui nostri uteri e come li utilizziamo. Io sono d’accordo con lui e probabilmente anche molte femministe, cinesi e non, ma mi sa che non ci capiremmo molto bene sulla natura del cambiamento necessario, con l’amico Xi Jinping. Che quasi si merita una hashtag pure lui, diciamolo. Link in inglese.
Sempre parlando di donne e Asia: in Corea sta crescendo il femminismo radicale di chi non solo non vuole sposarsi né truccarsi né avere i capelli lunghi né i vestiti da femmina, ma proprio nemmeno avere i maschi tra i piedi in generale. Un punto interessante di cui parlano in questo articolo è che la divisione tra generi è così forte ed esacerbata perché, essendo la Corea così uniforme a livello etnico e religioso, le divisioni principali sono quelle di genere e quella di classe, di cui però si parla molto meno (anche se lo avevano fatto alla grande in Parasite, che forse avrete visto.) A me ha colpito questo pezzo e penso sia bene parlare di Corea anche in termini NON di K-pop e K-drama e K-sarcazzo, perché come molte società asiatiche, sotto la patina glamour delle routine di bellezza in 18 passi si nascondono cose veramente inquietanti. Sono stati molto intelligenti con questa operazione di soft power degli ultimi anni. Ho anche un libro in canna sul tema, ma non l’ho ancora iniziato. Non è tutto ombretto sheer quel che luccica. Link in italiano, ma dietro paywall.
Cinque libri da leggere se si vuole imparare (non dico capire, capire parolone) del conflitto israelo-palestinese, (in inglese.) Questo sempre perché continuo ad essere troppo mentalmente presa dall’ospedale e quello che lo circonda per leggere molto, quindi vi lascio una lista di cose che potreste voler leggere, in chiave più di storia e attualità rispetto alle storie che io di solito vi consiglio. La lista contiene saggi, racconti e romanzi. Link in inglese.
Una prospettiva fresca e differente sulla menopausa, in questa intervista con la psicologa catalana Anna Freixas (in spagnolo.) L’ho trovata inizialmente su Ojalá di
e ve la passo, ora che l’ho letta con calma. Per me quello della menopausa non è ancora un tema ma lo è per molte amiche, e credo sia importante iniziare a cambiare il discorso intorno ad essa. Si parla di menopausa, di come la società tratti le donne secondo la loro utilità riproduttiva o mancanza di essa, del divieto tacito per le donne di invecchiare. E invece, io vi dirò: a livello fisico può essere una palla invecchiare perché magari ti si infiamma più spesso il legamento crociato e hai più sbattimenti, quello è certo… Ma a livello emotivo, a me sta piacendo, invecchiare. Perché più vai avanti, e più hai voglia di essere te stessa a prescindere dal resto. Il cosa dirà la gente, cosciente o meno, la voglia di conformarsi, è sempre meno un tema con gli anni che passano, e raga, ma quanto è liberatorio?Già che siamo in tema, sulla narrazione della menopausa vi segnalo anche un film dolcissimo e divertente di una delle mie autrici preferite, Agnès Jaoui: in italiano, l’hanno chiamato 50 Primavere, ma in francese si chiamava Aurore, come la protagonista. Io l’ho visto in Filmoteca un annetto fa e l’ho amato tantissimo. Si parla di cos’è essere donna a 50 anni, di perché le amicizie importano, di come a volte essere moglie e mamma per decenni ti metta in grande pericolo economico e nemmeno te ne accorgi, di figlie, di amicizie, di donne che non hanno figli e che ne hanno, e di donne che scelgono di unire le forze per invecchiare tutte insieme. Ve lo consiglio. E’ intelligente senza essere pesante, e gli dei sanno quanto ci serve questa combinazione oggigiorno. Il film c’è sia coi sottotitoli che doppiato.
Catrame e Libertà è uno spazio sostenuto da voi, oltre che da me: nuove idee su libri, film, serie, viaggi e una selezione di articoli stimolanti due volte al mese, da uno spazio culturale che va dal Cile al Giappone.
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Niente abbonamenti, per ora, troppa costrizione per le due parti.
(E grazie Giu, della tua donazione 💙)
3. Basta con sta storia del parlare coi gesti quando viaggi
Che siccome i gesti non sono culturalmente neutrali, anche se gli italiani pensando di sì, la figura di merda è sempre in agguato.
Se vuoi rimediare e sentirti più sicura (o sicuro, ma in genere mi contattano sempre le donne!) quando viaggi, quando devi parlare inglese in ufficio, o semplicemente vuoi farti il regalo culturale di aprirti mondi parlando bene una nuova lingua (hai detto niente), il Neurolanguage Coaching® potrebbe fare al caso tuo.
Io torno in Europa e operativa, nello stesso fuso di molta gente di Catrame, a fine Aprile. Rimango in Asia un po’ di più del previsto, dopo questa venuta milanese, perché poi non so quando mi ritaglierò di nuovo il tempo e la voglia di partire così a lungo.
Scrivetemi se avete domande, ovviamente, rispondendo qui o scrivendo a paola(@)flowingenglish.com. E… Parlatene a chi pensate possa essere interessato — gli amici di chi legge Catrame sono sicuramente persone interessanti. Almeno finora così è stato.
Non ti basta sentirci due volte al mese? Ottimo! Troviamoci su LinkedIn. Lì scrivo (in inglese) un sacco di roba su come funziona il Neurolanguage Coaching, e perché quello che faccio è diverso da un corso d’inglese. C’entra molto poco, e ti dà tantissimo potere perché non c’è una maestrina a dirti fai questo e fai quello. Cosa fai e con che tempi, lo decidi tu, non io.
Su Instagram sono @migrabonda, ma lo uso poco e per leggere il prossimo, principalmente.
È la prima mail che ricevi? Qui trovi l’archivio di tutte le altre :)
4. Una microstoria di Georgi Gospodinov, perché sì
Le tre volte in cui X.X. era stato felice
X.X. visse per 90 anni,
per lo più tranquillo e in modo regolare,
senza particolari complicazioni.
In tutti questi anni fu felice solo tre volte.
Di due non se ne accorse mai.
Un ottimo memo di come NON voglio vivere. Fulminante, essenziale.
Vi mando un abbraccio.
Ci rivediamo a un certo punto di Aprile. Quando è probabile che stia friggendo di caldo in quel di Angkor Wat, per amore all’arte ell’architettura.
Grazie di leggermi e soprattutto grazie di essermi stati così vicini, dopo l’ultimo numero scontrollato così difficile da leggere.
Un saluto da… Boh? Non so letteralmente dove sarò, a metà aprile. Poi vi dirò.
Buah, mi è piaciuto un sacco questo numero e mi sento molto vicina a te in quella sensazione di pelle sottile duranre i viaggi in aereo, soprattutto da sola. Quanta ricchezza in quei momenti di osservazione e pensiero 🤍
Mi unisco a te per l'hashtag #mileimerda!! Che bella la tua newsletter, quante riflessioni da metabolizzare! Mi ha colpito, forse perché mi tocca da vicino, il discorso sull'invecchiare. Quest'anno non ho festeggiato il mio compleanno perché ho il terrore di invecchiare, non tanto per l'aspetto fisico (chissene) ma per tutte le cose che penso non sarà più opportuno fare a una certa età, ma che vorrei fare perché sto lottando tanto per ottenerle. Gli anni passano e mi viene l'ansia di non riuscirci. Sai cosa? Hai ragione, forse avrei dovuto festeggiare il mio compleanno a gennaio, perché con il tempo mi sentirò più sicura e me ne fregherò sempre di più di quello che pensano gli altri! Un abbraccio e buon viaggio!