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Questo mese:
Milano, Lombardia, Cambogia
Consigli da scighera
Golpe, dittature, oscurità: perché così piomba, Pa’?
Ultime letture + un consiglio di archivio da Londra
Uno dei miei podcast preferiti + 1
Un’altra cosa da vedere
Tanti cari saluti
Il sommario è qui come un invito a saltare le parti che non vi interessano.
La cosa del no alle regole, qui dentro, vale anche per voi.
Ma anche voi turlupinati, da ‘sta cosa?
Dico, da quella di Impressioni di Settembre.
Io ci ero rimasta un po’ male, ventuno anni fa, quando avevo scoperto che era una cover.
Io, giovanetta: che grande artista, Franco *occhi a cuore*
Pater: solo che non è di Battiato. E’ una cover. Era dei PFM.
Io: ah. Chi?
Pater: è uscita quando io avevo l’età tua, figurati. Però è bella anche se non è di Battiato, no?
Io: certo, Pater *google: PFM gruppo italiano anni 70*
Comunque, io da allora la sento nella mia testa sempre nella versione di Battiato.
Mi fa sempre pensare alle prime settimane di scuola, a quando a seconda dell'anno potrebbe esserci ancora bel tempo o fare già seriamente schifo.
Siccome sono cresciuta a Milano, sta canzone mi fa pensare alla nebbia e ai filari di pioppi e betulle nei grandi parchi della periferia, dove a seconda di dov’eri, la città sfumava nei campi, a volte addirittura nelle risaie.
Le costeggiavo, a volte, sul Vespino Primavera dietro al mio ex, andando dal mio migliore amico che è ancora uno dei miei migliori amici, che era di un posto di quelli lì tra le risaie.
Periferia nord (la mia), ciminiere e fabbriche dismesse. Periferia sud (la sua) verzura e risaie.
Altre volte, invece, andavo con la bicicletta all’abbazia di Chiaravalle, che era un posto assurdo, irreale, e in autunno nebbioso, così nebbioso che potevano girarci il Nome della Rosa.
A volte, da quelle parti, giravano anche gli aironi.
La cosa buffa è che di risaie, in Europa, non ce ne sono mica tante.
Ce ne sono in nord Italia, ce ne sono qui vicino a Barcellona, a sud, nel Delta dell’Ebro, e poi niente. Sono una cosa molto asiatica.
Il melograno è una delle poche cose belle di autunno e inverno per me, un frutto magico e bellissimo, che infatti è simbolo di opulenza e fertilità in varie parti del mondo.
Ho vissuto e viaggiato in sudest asiatico quattro anni.
Quando vedevo il verde dei campi di riso, più che sembrarmi esotico, mi faceva sentire a casa.
Poi vedevo le palme, e mi ricordavo che a casa non c'ero.
Non ce n'erano lì, di mondine e di spiriti di partigiani.
Oddio, in realtà di spiriti ce n'erano tantissimi.
Non cantavano Bella Ciao, magari, ma ne avevano, da dire.
Come vedrete nei libri di questo mese.
Ispirati dalle risaie, dalla bruma, e dall’osservazione della piega che sta prendendo il mondo intorno a noi: totalitarismi, identitarismi, guerre civili e non, stati oppressori, un sacco di brutte robe.
Mi fa specie.
Mi fa anche pensare oh diobono, ho compiuto 40 anni con Putin che fa minacce atomiche molto anni 80, stiamo arretrando.
Il prossimo passo sarà ricominciare a guardare Kenshiro per esorcismo?
Per me, la letteratura è un modo di processare le cose al di là della lettura politica e sociale.
Perché variano i contesti culturali, ma le dinamiche di potere le costruiscono stati e persone.
I consigli ottobrini
I Miei Ultimi 10 Minuti e 38 Secondi in questo strano Mondo di Elif Shafak, Rizzoli.
L’ho letto qualche anno fa e mi aveva colpito molto, personalmente. Nei suoi ultimi 10 minuti e qualcosa di vita, la prostituta Leila Tequila ripercorre tutta la sua vita, e noi con lei vediamo una Istanbul marginale, di esclusione sociale e culturale, ma anche di solidarietà tra esclusi. Sicuramente non la Istanbul che Recep Tayyip Erdoğan vorrebbe che vedessimo, e quindi, se dispiace a uno come lui, una ragione in più per leggere questo libro (e molti altri dell’autrice. Elif la incontrerete spesso, qui su Catrame). Se volete leggere di una Istanbul esotica di hammam e cose orientaliste e sultani… Vi serve un altro libro, come potete vedere qui.
Le Sette Lune di Maali Almeida, di Shehan Karunatilaka, Fazi.
Questo in realtà lo sto leggendo ora, ma è talmente forte che ve lo metto già, pure se ne ho letto solo metà. La storia si apre in una specie di ufficio pubblico dell’Aldilà, con una impiegata scorbutica, burocrazia ovunque, spiriti morti violentemente che litigano per la precedenza nella fila… E prosegue in maniera similmente surreale. Io ci sto trovando echi di alcune cose di Rushdie, ma anche di García Márquez. Sicuramente a Kafka sarebbe piaciuto. Non è una lettura facile, ma è decisamente una lettura che merita, e ripeto, a me il perturbante in letteratura piace. Vi metto qua una guida alla lettura che ha fatto Fazi che magari può dare più contesto a chi di storia e politica recente dello Sri Lanka è digiuno, che io digiuna non sono e devo comunque stare super concentrata mentre leggo per seguire. (Vi dicono niente le Tigri Tamil…?)
Atti Umani di Han Kang, Adelphi.
Dallo Sri Lanka del 1989 ci spostiamo alla Corea del 1980, a Gwangju. C’è appena stato il massacro di Gwangju — perché la Corea non è mica sempre stata chirurgia estetica e K-pop, compari — e a parlare sono le vittime, a metà tra una specie di coro greco e le minuzie delle vite di ognuno, mentre raccontano. Io lo lessi anni fa su un aereo per Seoul, dove arrivavo abbastanza ignorante della Corea, ma con molta voglia di imparare, come sempre. Avevo già letto La Vegeteriana e mi era piaciuto un sacco, mi ero comprata questo libro prima di partire. Inutile dire che sono arrivata con un dito di pelle d’oca sulle braccia: l’avevo letto tutto nelle 5 ore e mezza di volo che separano Bangkok da Seoul, ignorando tutto il resto. Librone.
La Bellezza è una Ferita, di Eka Kurniawan, Marsilio.
E adesso andiamo a Java, in Indonesia. Si spazia dalla storia di Devi Ayu, prostituta mezza indonesiana e mezza olandese, che risorge per risolvere tutta una serie di torti che tormentano la sua stirpe, e già che c’è, parlare di come la bellezza, naturale, fisica, o di ricchezza di risorse, possa passare dall’essere cosa positiva a essere fonte di violenza e depredazione. Si parla di Devi Ayu, ma si parla pure dell’Indonesia e della sua storia, che ovviamente include dittature e abusi di potere, da parte dello stato e non solo. Soprattutto per una volta ce lo racconta una voce indonesiana. Mille cuori per Marsilio che ha scelto di pubblicare questo romanzo in italiano. Se volete una lettura non ovvia, ora ce l’avete.
Mi fermo qui perché il peso specifico di storie che parlano di dittatura, abusi di potere e violenza è più alto della media.
Questi temi mi stanno a cuore perché ho vissuto due golpe militari in diretta, uno in Thailandia e uno in Turchia.
E ho vissuto, anche, in paesi dove veramente non potevi dire quello che volevi, e nemmeno potevi scriverlo sui social.
Nemmeno se eri il corrispondente della BBC, figurati una tizia random come me.
Ok, il golpe turco forse è stato un tentativodi, ma è comunque stato sanguinoso e doloroso, sono morte più di 300 persone in pochi giorni.
Io l’ho vissuto tutto in autobus. Un notturno Antalya - Istanbul che di solito dura 12 ore e ne è durato 18, con l’autista, dell’età giusta per ricordarsi il golpe del 1980, collassato alla guida, per un attacco cardiaco.
Avevamo aspettato l’ambulanza per lui e poi un altro autista fermi nel mezzo delle montagne anatoliche, fumando tantissimo, e parlando su Google Translate - ero l’unica passeggera straniera, e quella notte lì l’ospitalità turca ha raggiunto vette incredibili.
Il loro paese era nel mezzo di un golpe, e loro a cercare su google alle tre del mattino come dirmi, don’t be afraid. A me, che tanto poi me ne andavo a fine vacanza (per tornare nell’altra dittatura dove già vivevo, ma questo loro non lo sapevano.)
2000 e passa feriti, purghe, incarcerazioni e compagnia cantante. Come ex insegnante, sapere che le licenze erano state sospese a più di 20,000 insegnanti per supposte adesioni politiche non approvate dal governo, quando ci penso, mi fa male ancora oggi. E avevano pure sospeso dal lavoro 15,000 membri dello staff di istituzioni educative. Tra cui, il mio ex coinquilino, a cui ritirarono anche il passaporto per mesi.
Per me Istanbul era una seconda casa.
E’ stato triste vederla cambiare sempre in peggio, diventare sempre più conservatrice. Mi piace ancora andare in visita, ma non mi piace più stare nel mio vecchio quartiere.
Molti scrittori raccontano la stessa cosa e per loro è molto peggio, perché per loro non è un sentirla casa, Istanbul. Per loro era casa loro, e sta perdendo la sua essenza, oltre che la sua bellezza, sotto le mani dei palazzinari.
Il quartiere di Kadıköy, dove sto quando vado a Istanbul ora e che è ancora una zona dove mi sento a mio agio. Non posso dire lo stesso del mio vecchio quartiere.
Dei miei amici turchi a Istanbul ne restano solo due. Uno di loro sta per emigrare in Inghilterra, l’altro resiste. Fa il regista, e non vuole lasciare la città. Uomo coraggioso.
E in Thailandia, dove ho vissuto quattro anni, si abbassava la voce, per parlare male del re, in inglese.
Mi ricordo che per qualche mese, tornata in Europa, se mi chiedevano del re continuavo a parlarne a bassa voce, pure se ero in un bacaro di Venezia. E mi aveva fatto specie, perché le dittature sono quella roba lì: non solo la censura, ma l’autocensura interiorizzata a un punto tale da non accorgerti nemmeno che la operi.
Ultime letture e un consiglio di archivio
Tunnel 29 di Helena Merriman, Hodder & Stoughton. Berlino divisa, inizio anni 60, il Muro, famiglie, amanti e amici separati, la Stasi che osserva e annota tutto, e persone di un coraggio straordinario. Non è ancora stato tradotto in italiano, ma in spagnolo c’è, se vi aiuta. L’ho divorato. Bellissimo libro, con dietro tanta ricerca, un podcast, e un lavoro di intervista umano e rispettoso da parte dell’autrice. Una di quelle storie dove dici, ma cosa inventiamo a fare, se c’è la Storia a stupirmi così? E soprattutto, una storia di solidarietà, luce in fondo al tunnel (letteralmente), amicizia e libertà, per farmi perdonare dei consigli di morte e distruzione di sopra.
A Sua Immagine, Jérôme Ferrari, E/O. Decenni di vita di Antonia, spaziando dalla sua Corsica a Sarajevo, ma anche intermezzi sulle vite incredibili di fotografi realmente esistiti, sul senso del fotogiornalismo, il tutto con un linguaggio che a me verrebbe da definire come ipnotico. Pochissimi dialoghi, molte riflessioni, teoricamente una roba pesante e pure difficile da leggere in francese, e invece. Invece l’ho letto in tre giorni e l’ho regalato, come si fa solo coi libri meritevoli di.
Ultramarino, di Mariette Navarro, La Nuova Frontiera. Un altro libro francese di atmosfere sospese, nel mondo parallelo dei cargo, in mezzo al blu del mare che se ci vai in vacanza è meraviglia, ma nel quale puoi perderti in un attimo, se perdi l’orizzonte, la stabilità mentale, il senso dell’equilibrio. Bellissimo. Pure lui letto molto rapidamente.
Denti Bianchi di Zadie Smith è il consiglio di archivio di questo mese.
Tra l'altro è pure appena uscito il suo nuovo libro, The Fraud: qui una recensione.
— io ovviamente mica l'ho ancora letto.
Sono una che o aspetta i tascabili, le copie usate, o le edizioni digitali a prezzi da cesta delle offerte.
Perché poi sono tutti soldi che rimangono per le altre priorità della mia vita: i ristorantini e i biglietti per gli Altrove.
Quindi io spesso arrivo per ultima alla festa, e sono fuori dalla discussione letteraria sui social.
Però vabbè, va bene così.
“Tenti di pianificare tutto, e niente va come ti aspettavi (...)”.
La sintesi di questo romanzo, e forse, della vita.
Da sbarbata, su Denti Bianchi ci avevo scritto la tesi con la mia amata professoressa e raccontatrice di storie Nicoletta Vallorani, su questo libro.
E’ un altro di quei libri che creano (o forse, meglio, raccontano) mondi.
Guerra, fondamentalismo islamico, capelli ricci e capelli lisci, Londra, tradimenti, testimoni di Geova, canne, identità ibride, denti bianchi, storia inglese del’Impero e non, bengali, giamaicana shakerate in salsa post-coloniale, e uno che piuttosto che decidere cose, lancia una moneta e via.
Chissà che non abbia ragione il personaggio citato qui sopra, peraltro, a dire che pianificare troppo è un esercizo futile.
Voi l'avete letto?
Mangiapodcast che non sei altro
Ho imparato ad ascoltare i podcast quando mi hanno portato a forza nel fantastico mondo degli smartphone, circa dieci anni fa.
Oltre che rendere le faccende domestiche un po’ meno una rottura, mi accompagnano tantissimo quando cucino, e se state imparando una lingua, sappiate che sono una gran maniera di allenare l’ascolto,
sentendo gente vera che parla di cose vere con accenti veri (quindi non come con le cassette degli ascolti come a scuola, al liceo. It’s raining cats and dogs, eccetera.)
Il primo podcast che vi raccomando è Altri Orienti di Simone Pieranni, che oltre che competente è veramente bravo a raccontare le cose, rendendo appassionanti anche cose che raccontate da altri magari sarebbero state una palla tremenda.
E invece, con lui no.
Io sono una grande fan.
Ve ne consiglio tre episodi che ho sentito di recente e che mi hanno fatto dire “va che bravo Simone”:
Lo Spirito del Lupo delle Aziende Cinesi, episodio 31
Ho Visto Lei che Bacia Lui Che Bacia Lei, episodio 38
“La Questione di Taiwan” spiegata a un Alieno, episodio 36
Questi sono praticamente gli ultimi tre che ho ascoltato, e se li avete già sentiti, allora ascoltate l’episodio 36 sulla Thailandia e la sua politica che è una tarantella a dir poco, così capite perché vivendoci ho passato 4 anni a prendere a testate il muro; o l’episodio 43 sui mafiosi di Chongqing, che sembra una sceneggiatura noir, e invece è realtà.
Rimanendo in Asia orientale, vi passo questo episodio del podcast Comodino del Post sui romanzi giapponesi, che ho sentito solo ora.
È un po' un consiglio meta, perché vi consiglio una roba che consiglia altre cose, però magari vi viene utile.
Una cosa che dovete guardare
Non era previsto che vi parlassi di serie, qui, ma è già il secondo mese che vedo una cosa veramente degna di nota. Questa.
Beef, Lo Scontro, nove episodi visti in tre notti.
Ogni episodio ha un dipinto che ne illustra il titolo, dipinto dall’attore che interpreta Isaac, che è pure pittore.
Per dirvi il livello di cura.
Scritto da uno sceneggiatore coreano e Amy Wong (che scrive e interpreta anche standup, una genia. Baby Cobra il primo di tre show)
Inizia tutto con un (quasi) scontro, prosegue immergendoci nel mondo Asian-American, nelle pressioni sociali figlie dell’essere migranti o figli di migranti, nelle culture di provenienza dei genitori, nella pressione del sogno americano, nelle disfunzioni familiari, e si conclude con un twist che non vi dico cos’è, perché non sono un mostro.
Guardatelo, e ditemi.
Abbiamo finito!
Spero di averti lasciato un consiglio interessante qua o là.
Fammi sapere che ne pensi, se leggi o ascolti qualcosa, qui nei commenti o via mail se vuoi parlare tête-à-tête.
Ovviamente puoi anche dirmi che una cosa ti ha fatto schifo, come aveva fatto un’amica con un libro che le avevo consigliato con amore, e che mi aveva detto,
Cara, grazie eh, ma è veramente troppo orientale.
Che era un critica che non avevo ancora sentito, prima.
Se ti stai chiedendo quale mai possa mai essere il libro troppo orientale… Non te lo dico.
Nel prossimo numero confesso, ma prova a indovinare, rispondendo alla mail, o nei commenti.
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Se a te, o a qualcuno che conosci, potesse servire un po’ di Neurolanguage Coaching® per parlare finalmente bene l’inglese senza che il troll interiore vi boicotti, non mi dilungo qui, vi lascio il bottoncino per accedere a tutte le info. Ho ancora due posti per questo trimestre, per finire giusto prima di Natale. Appena in tempo per andare in vacanza in Indonesia parlando inglese senza sudare!
Grazie Paoletta, è sempre piacevole leggere dei tuoi vagabondaggi e delle tue letture. Che, ovviamente, segno 😘
Finalmente ho avuto tempo per finire la registrazione 😅! Con calma. Ho scaricato Zedie Smith che non ho mai letto. E ovviamente ho visto the Beef, che lei mi piace un sacco come già detto, è geniale. Lei e la serie. Ho appena finito di vedere the fall of the house of Usher, molto in tema Halloween ma la consiglio. Sarà l’Edgar Allan Poe che riecheggia ma vale la pena secondo me! Un abbraccio. Grazie delle belle cose che scrivi e dei consigli di lettura, sono sempre graditissimi😘